L’arbitrato non è un lusso: uno studio CAM-Bocconi svela i vantaggi

«Dai risultati emersi, sappiamo che questo strumento non è particolarmente più costoso. Piuttosto, rappresenta un’alternativa valida ai giudizi ordinari», afferma Stefano Azzali

di michela cannovale

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Costi contenuti e tempi dimezzati: l’arbitrato batte la giustizia ordinaria secondo lo studio “Arbitrato e giustizia ordinaria: convenienza economica comparata” realizzato dalla SDA Bocconi – School of Management in collaborazione con la Camera Arbitrale di Milano (CAM). La ricerca mette in luce una nuova verità per il mondo legale e in particolare per i giuristi d’impresa, chiamati a rivalutare le strategie di gestione del contenzioso aziendale: l’arbitrato non è uno strumento “troppo caro”, come erroneamente si crede. Al contrario, può rappresentare una soluzione decisamente vantaggiosa per le imprese, soprattutto per le PMI.

Il confronto, condotto analizzando in dettaglio 345 casi arbitrali gestiti dalla CAM tra il 2019 e il 2021, evidenzia innanzitutto le differenti tempistiche delle prassi: i procedimenti arbitrali CAM hanno una durata media inferiore all’anno, con punte sotto i 2 anni anche per le controversie più complesse, rispetto ai 4 anni medi del processo civile, considerando i due gradi di giudizio.

E i costi? Qui la differenza è ancora più marcata. Come dimostra il campione di 206 procedimenti da cui sono state ricavati i numeri, il valore medio di un arbitrato CAM si aggira sui 38mila euro, che salgono a 61mila in caso di conclusione con lodo definitivo. Includendo anche le spese legali, la spesa totale media tocca i 48mila euro (vedi tavola 1 e 2). Se si guarda alla classe di maggior incidenza del valore della controversia (tra i 52mila e i 260mila euro), il costo medio complessivo delle vertenze è pari a poco più di3milaeuronel caso di procedimento senza lodo e di poco meno di 13 mila nel caso di esito con lodo (tavola 3, vedi MAG).

Nulla a che vedere con i ben più elevati costi del contenzioso tradizionale, anche a detta dei legali intervistati dalla SDA Bocconi. Come emerge dalle loro risposte, l’arbitrato è percepito come una soluzione più rapida, anche se più cara rispetto al primo grado di giudizio di una causa ordinaria. Ma va tenuta presente anche la definitività del lodo, equiparabile a una sentenza di secondo grado. Ecco che quindi, se si confrontano i due gradi di giudizio e si misurano le procedure sulla base dello stesso grado di definitività, il procedimento ordinario risulta più oneroso.

«Perché questa ricerca, mi chiede? Perché da anni l’arbitrato viene definito uno strumento caro e non conveniente», ha spiegato a MAG Stefano Azzali (in foto a destra), direttore generale della CAM. «Una critica che è in parte fondata, ma anche superficiale, in quanto non tiene conto di diversi fattori importanti. In primo luogo, per dire se l’arbitrato sia caro o meno, bisogna fare un confronto rispetto ad altri parametri, come la qualità del servizio e del “prodotto” offerto. In secondo luogo, non è chiaro a quale tipo di arbitrato si faccia riferimento: quello della CAM o altri?». E ha proseguito: «Ora, dai risultati emersi dallo studio della SDA Bocconi, sappiamo che non è vero che l’arbitrato è eccessivamente costoso. Sappiamo piuttosto che rappresenta un’alternativa valida ai giudizi ordinari, soprattutto per gli utenti finali, ovvero le aziende che potrebbero trarre beneficio da questo strumento».

Quali aziende esattamente? L’arbitrato sembra essersi ormai affermato come uno strumento sempre più diffuso e apprezzato anche dalle piccole e medie imprese, in cerca di un’alternativa ai tribunali ordinari. «Se in passato l’arbitrato era utilizzato principalmente dalle grandi organizzazioni per gestire controversie di importo elevato – ha affermato Azzali – oggi il suo utilizzo si è diffuso anche tra le realtà piccole e medie».

Diverse le ragioni di questa evoluzione: «In primo luogo, le PMI hanno iniziato a considerare l’arbitrato non più solo come uno strumento per le “grandi liti”, ma anche per controversie di importo più contenuto. Inoltre, la capillare presenza sul territorio della CAM e le sue convenzioni siglate con Camere di commercio e Ordini degli avvocati nel Paese hanno reso l’arbitrato accessibile anche ad aziende di province e città più piccole, e non più unicamente alle organizzazioni di grandi centri come Milano e Roma».

Questa “popolarizzazione” dell’arbitrato ha portato quindi a un allargamento della platea dei suoi utilizzatori che oggi include una moltitudine di PMI, assistite anche da avvocati locali e non solo da grandi studi legali. I numeri parlano chiaro, insomma: per molte imprese questa via può rivelarsi decisamente più conveniente rispetto al tradizionale iter giudiziale.

Ma non è tutto. La ricerca individua ulteriori vantaggi dell’arbitrato, come la possibilità di reinvestire tempestivamente le somme ottenute con il lodo in progetti redditizi. Senza dimenticare il valore della riservatezza e dell’expertise dei giudici arbitrali, fattori finora sottovalutati (e non quantificabili sul piano economico).

«Per un’azienda, e in particolare per le piccole e medie realtà che tradizionalmente soffrono la carenza di liquidità, la possibilità di ottenere in anticipo delle risorse da reinvestire nel proprio business assume un valore rilevante. La disponibilità di risorse liberate in anticipo, che consente ad un’impresa di svolgere investimenti che producano un ritorno economico, è un aspetto che non viene generalmente considerato negli studi che raffrontano i differenti procedimenti e che, a nostro avviso, deve invece far parte del quadro di valutazioni all’interno del quale assumere una decisione razionale», ha detto Alberto Grando (in foto a sinistra), professore di operations management in Università Bocconi e di operations and technology management in SDA Bocconi nonché coordinatore del gruppo che ha realizzato la ricerca. «Senza voler banalizzare la copiosissima letteratura economico-finanziaria ormai consolidata – ha chiosato Grando – l’affermazione che “il tempo è denaro” è alla base delle valutazioni sugli investimenti alternativi. Il mero confronto tra […]

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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