Sorgenia da il via a Legal 4 Business. Il primo incontro è sul GDPR

Il cliente è l’impresa digitale: rischi e opportunità del trattamento dei dati personali. È questo il tema scelto per il primo incontro del ciclo dedicato alla business community Legal 4 Business organizzato da Sorgenia per approfondire tematiche legali che hanno rilevanza per gli imprenditori e impatti quotidiani sulla vita delle aziende.

Spesso il management vive la giurisprudenza come un ostacolo allo svolgimento della sua attività, io ho l’ambizione di far capire che invece la normativa rappresenta un’opportunità se correttamente interpretata e compresa perché è un abilitatore del business», ha spiegato a inhousecommunity.it Angelica Orlando, general counsel di Sorgenia.

A sei mesi dal GDPR l’azienda ha chiamato alcuni prestigiosi interlocutori – Rossana Sovani di LS Cube studio legale, Claudio Coratella dello studio legale Coratella, Roberto Fermani di Tim, il presidente regionale Associazione dei consumatori Adiconsum Carlo Piarulli, Laura Zanettini di Philip Morris, il Garante per la protezione dei dati personali Francesco Modafferi e Luciano Delli Veneri dopo di Sorgenia – per riflettere insieme a loro su cosa è cambiato dalla piena applicazione del regolamento del 25 maggio scorso.

Si è intanto riflettuto su quella che secondo Coratella è la grande confusione attorno all’applicazione del regolamento. Molti temono infatti, spiega l’avvocato, che il GDPR abbia limitato l’uso dei dati, ma in realtà con la sua piena applicazione avviene esattamente il contrario. Il regolamento disciplina l’utilizzo del dato e richiede i consensi solo in alcuni casi specifici e non indistintamente, serve solo per le questioni più invasive, quelle legate al marketing.

Alle aziende spetta dunque preventivamente stabilire quali saranno le finalità per cui verranno utilizzati i dati così da essere anche il più trasparente e corretti possibile nei confronti del consumatore o del cliente.

Il GDPR ha inoltre dato alle aziende una ulteriore responsabilità, emerge dalla discussione, che è quella di valutare i rischi e i potenziali impatti di violazioni e intervenire su quelli. C’è quindi un tema di libertà data alle aziende, non semplice da gestire.

Ma cosa è accaduto invece alle persone dopo il 25 maggio? I consumatori sono diventati più consapevoli nel cedere i propri dati? Dalle riflessioni dei partecipanti alla tavola rotonda pare proprio di no. La causa di questo va ricercata anche nelle lunghissime informative che vengono date ai consumatori che sfidano i singoli a venir lette e comprese. Secondo i relatori le aziende dovrebbero inziare a essere più chiare sulle informazioni chiave da dare ai consumatori, quelle che spiegano perché, come e fino a quando verranno utilizzati quei dati e con quale finalità. Premiare le società che richiedono i dati con grande chiarezza potrebbe innescare un circolo virtuoso.

A chiudere i lavori l’intervento di Modafferi ha dimostrato, secondo Orlando «l’apertura, per altro assolutamente già nota, al  dialogo e al confronto con le aziende dell’autorità che è un elemento qualificante e fondamentale. Chi lavora in azienda deve infatti implementare e recepire informative nonsempre chiarissime e il confronto sicuramente le aiuta».

Gennaro Di Vittorio

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