Se il robot piace di più dell’avvocato…

Se pensate che un avvocato in carne e ossa possa piacere di più di un robot in viti e bulloni forse è perché non vi siete guardati attorno e non avete raccolto i pareri dei consumatori dei servizi legali.

Secondo una ricerca condotta da Olive Communications, un fornitore di servizi di comunicazione cloud che lavora con le law firm, sette clienti su dieci sceglierebbero un “avvobot” (avvocato-robot) piuttosto che un vero avvocato. Perché mai? Per una questione di costi. Affidarsi a un robot, nel loro immaginario, è più economico, veloce e semplice.

La survey è stata condotta su mille clienti e 500 studi legali nel Regno Unito. Il 56% degli intervistati sarebbe addirittura disposto a pagare di più per una consulenza data da un computer se questa potesse arrivare in tempi più rapidi rispetto a quella di un professionista.

Ma cosa c’è che non va nel tradizionale servizio offerto dagli avvocati secondo questi clienti? L’impossibilità di avvalersi di servizi digitali come le video conference, chat e instant messaging (34%). Servizi che, anche quando richiesti espressamente, non sono stati resi disponibili. In sostanza, la possibilità di avere a disposizione più canali di comunicazione e più immediati.

Dall’altra parte, invece più della metà degli studi legali intervistati (66%) teme che la loro incapacità di tenere il passo con la digitalizzazione possa incidere negativamente sulla produttività, sulle ore billable e sulla soddisfazione dei clienti. Una preoccupazione che appartiene soprattutto alle big firm (71%) e che è alimentata dal timore che i concorrenti possano invece essere più rapidi e, di conseguenza, avvantaggiarsi (49%).

È un mondo difficile? Può darsi. Più che altro è un mondo veloce. E a parità di velocità vince l’efficienza.

Che dire? Chi ha tempo non aspetti tempo?

rosailaria.iaquinta@inhousecommunity.it

Gennaro Di Vittorio

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