Il mercato legale, 200 numeri fa, quando gli avvocati non sapevano cosa fosse ChatGpt

di nicola di molfetta

Credetemi ci ho pensato parecchio. Dare o non dare importanza al raggiungimento di quest’altra mile stone? Già perché quello che state leggendo è il numero 200 di MAG. Ci sono voluti quasi dici anni per arrivarci (il nostro compleanno, lo dico a beneficio dei futuri biografi, cadrà il prossimo settembre) e parlare di tutto quello che c’è stato nel mezzo non è semplice. Si rischia di banalizzare o di saltare passaggi fondamentali. Allora, facciamo il nostro mestiere. Scegliamo una prospettiva e, di conseguenza, un titolo.

Il numero uno di MAG aveva una copertina dedicata al fenomeno Cina, una rivoluzione annunciata e mai davvero esplosa per il settore. Il numero uno di MAG strillava anche uno scoop (certe cose non sono mai cambiate, per fortuna) destinato a segnare molte vicende nella comunità legale d’affari nazionale negli anni seguenti, segnati da nuovi sodalizi e separazioni tra i protagonisti del mercato.
Il numero uno di MAG parlava anche di crisi nella libera professione e nel mondo dei giuristi d’impresa (vi ricordate il fenomeno del “paracadute bucato”?), di parcelle in caduta libera e avvocati tentati dall’idea di cambiar vita una volta per tutte.

C’è una cosa che, invece, era ancora completamente fuori dai radar del settore. Perlomeno in Italia. La tecnologia. Non dico l’intelligenza artificiale, ma anche solo i concetti di legal tech e automazione dei servizi professionali erano percepiti a malapena come qualcosa di “esotico”, temi buoni per chiacchierate innocue da aperitivo, o per dimostrazioni di erudizione anglofila stile: «Hai letto il nuovo libro di Susskind». 

Se fosse nato oggi, il nostro MAG, probabilmente quella copertina si sarebbe domandata a quale Albo si dovrà iscrivere ChatGpt? Perché sicuramente la questione tecnologica è quella su cui si misura in modo più evidente la distanza tra il presente che stiamo attraversando e i dieci anni che furono, percorsi passo, passo, tra nascite e disgregazioni di studi legali, arrivi e partenze di grandi insegne internazionali, passaggi generazionali e reinvenzioni dei modelli gestionali delle organizzazioni legali.

Il bello di questo mestiere è che quello che si è detto e fatto, alla fine, serve solo a costruire, un mattone alla volta, la torre di guardia da cui osservare l’orizzonte, con le minacce e le opportunità che si vanno a delineare in lontananza. A questo serve MAG, a questo serviamo noi che lo facciamo: a tenervi all’erta, a indicarvi delle prospettive, a non lasciarvi spaesati davanti a quello che succede mentre vi guardate allo specchio e vi domandate: «E adesso?».

Per chiudere, potrei dire “ai prossimi 200!”. Ma sappiate, che per me e tutta la squadra, il più importante numero di questo giornale sarà sempre il prossimo.

Buona lettura!

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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