Google vince in Cassazione in tema di diritto all’oblio

 

Google ha ottenuto una importante vittoria in Cassazione in tema di diritto all’oblio avverso una pronuncia del Tribunale che la obbligava a rimuovere tutti i risultati di ricerca relativi a un sacerdote coinvolto in passato in episodi di pedofilia. La Suprema Corte ha ribadito il principio per cui il diritto all’oblio non è un diritto assoluto ma deve essere oggetto di un giudizio di bilanciamento gli interessi contrapposti come quello pubblico alla reperibilità delle informazioni sul motore di ricerca.

Per questo motivo, secondo la Cassazione, chi agisce dei confronti del motore di ricerca per ottenere la rimozione di risultati, deve indicare con precisione e chiarezza i link oggetto della richiesta, al fine di consentire a Google, prima e al giudice, poi, di effettuare tale valutazione di bilanciamento di interessi. Ciò avviene normalmente attraverso l’elencazione degli URL che identificano la pagina web dove è contenuto l’articolo o il contenuto pubblicato dal sito fonte e che sono contenuti nell’elenco dei risultati restituiti dal motore di ricerca.

Nell’emettere questa pronuncia, la Corte ha richiamato le principali pronunce della Corte di Giustizia sul ruolo degli ISP e sul regime di “safe harbour” che li caratterizza rispetto ai contenuti di terzi che essi memorizzano e trasmettono, anche in rapporto alla normativa sulla tutela dei dati personali.

Gli aspetti legali del dossier sono stati seguiti in house  dalla director of legal affairs EMEA Marilù Capparelli e da Marta Staccioli è Senior Litigation Counsel. La squadra è stata affiancata da Hogan Lovells e in particolare da Massimiliano Masnada.

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