Donne, tu-du-du, in cerca di… musica

Amadeus ci ha provato, ma il podio di finalisti tutti al maschile potrebbe non essere un caso

di michela cannovale

Come ogni anno, anche il Festival di Sanremo 2023 che si è chiuso lo scorso 11 febbraio ha acceso i fari su una serie di piccoli scandali che hanno attirato occhi e orecchie dell’opinione pubblica. Non da ultimo, il podio dei cinque finalisti tutto al maschile. Un caso? No, secondo il libro “Women in creative industries” edito nel 2022 dal SAE Institute di Milano, campus internazionale che forma i giovani che aspirano a diventare professionisti nei creative media.

Il divario di genere nell’industria musicale italiana è evidente, sulla base di quanto emerge nello studio. La percentuale di brani che siano scritti, prodotti e interpretati donne è piuttosto misera. Miserissima, invece, se guardiamo al settore della sola produzione (ovvero il processo che sta dietro ogni traccia presente nella vostra playlist). Meno sbilanciamento di genere si nota nel backstage e, nello specifico, nell’ambito manageriale e discografico, dove tuttavia, ad occupare le vere posizioni di leadership, sono ancora una volta gli uomini.

Le musiciste sono il 14,1% del totale degli artisti presenti nelle classifiche di Spotify in Italia. I ruoli da interpreti primari per le donne nelle incisioni musicali rappresentano solo l,8,32%, contro il 91,68% degli uomini. Fra i dischi più venduti in Italia nel 2021 compare solo un’artista donna, Madame, al quinto posto. Ed è dal 2014, e cioè dalla vittoria di Arisa con ‘Controvento’, che una donna solista non vince sul palco dell’Ariston.

Perché? Fra le motivazioni principali, il SAE menziona l’assenza di modelli culturali che incoraggino la progettazione di una carriera artistica, tecnica e manageriale in questo settore.

Ma di cantanti donne è pieno il mondo, direte voi… Ecco cosa ci ha risposto Alessandra Micalizzi, psicologa, docente e membro del comitato scientifico del SAE, oltre che responsabile del progetto che ha portato alla pubblicazione di “Women in creative industries”.

Donne, tu-du-du, in cerca di… musica

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