ACC: CLO ha ruolo chiave nella strategia di cybersecurity

Il 71% delle aziende attribuisce al chief legal officer (CLO) un ruolo chiave nella guida della strategia di sicurezza informatica dell’organizzazione.

Lo rivela il 2020 State of Cybersecurity Report della Association of Corporate Counsel (ACC) Foundation’s. Il rapporto esamina una vasta gamma di attività legate alla sicurezza informatica di 586 direzioni affari legali di 36 Paesi e 20 settori di attività: ruoli, politiche e pratiche dell’ufficio legale, gestione dei rischi, esperienze di violazioni e incidenti e collaborazioni con il governo e le forze dell’ordine.

«I ruoli e le responsabilità dei CLO continuano a espandersi, la strategia e la supervisione della sicurezza informatica sono senza dubbio un’attività per cui assistiamo alla crescita maggiore – commenta Susanna McDonald, vicepresidente e CLO di ACC –. Un dato che non sorprende considerando la frequenza crescente degli attacchi e i rischi che questi comportano all’organizzazione e al suo brand. I CLO offrono una combinazione unica di formazione legale, pensiero strategico e analisi dei rischi che aiuta a prevenire e, se necessario, a reagire agli attacchi di sicurezza informatica. Il report è la prova più recente che le aziende riconoscono sempre più i punti di forza del CLO in questo settore e si stanno adeguando di conseguenza».

Il rapporto evidenzia inoltre che il 40% delle aziende riferisce di aver subito violazioni dei dati, mentre il 21% conferma di demandare al proprio CLO la gestione delle violazioni.

In generale, i tassi di implementazione delle strategie di sicurezza informatica sono ampi – dalla conservazione di password e documenti alla formazione dei dipendenti – e c’è nel complesso una maggiore partecipazione della direzione legale su questi temi. La presenza di almeno un avvocato interno dedicato esclusivamente alla sicurezza informatica è confermata nel 18% delle società (rispetto al 12% nel 2018) del campione preso in considerazione. Delle aziende che hanno l’obbligo di conformarsi al GDPR, oltre la metà (58%) è stata incaricata di assumere un responsabile della protezione dei dati (DPO). Il trentuno per cento delle aziende che non erano tenute a farlo ha assunto comunque un DPO.

Infine, dal report emerge che il 36% delle direzioni affari legali ha aumentato il proprio budget per la sicurezza informatica.

 

Gennaro Di Vittorio

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