Uguaglianza di genere a “rischio estinzione” causa Covid-19

Il titolo di questo editoriale è anche quello del webinar organizzato ieri dalle nostre community in house, legal e finance in collaborazione con EY per parlare degli impatti del Covid-19 sull’uguaglianza di genere. Un argomento su cui abbiamo voluto fare il punto dal momento che l’emergenza sanitaria ha reso ancora più evidente il divario uomo-donna che persiste nel nostro Paese. Un divario che, senza provvedimenti che cerchino di restringerlo, rischia di allargarsi ulteriormente.

Le ultime settimane sono state difficili per le lavoratrici. L’uso massiccio dello smart working (o forse sarebbe più corretto chiamarlo “home working”, visto che nella maggior parte dei casi è stata una soluzione d’emergenza piuttosto che una modalità di lavoro già consolidata nella cultura aziendale) ha reso ancora più complesso il già fragile equilibrio tra gli impegni professionali e quelli domestici. Ne abbiamo parlato su MAG 139.

Con l’inizio della Fase 2, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha calcolato che il 74,8% dei 4,4 milioni di lavoratori rientrato a lavoro è di sesso maschile. Questo ha appesantito ulteriormente i carichi familiari delle donne, rischiando anche di ridurre per quest’ultime anche l’offerta di lavoro, già minata dalla chiusura delle scuole e dall’assenza di alternative per la gestione dei figli.

Nemmeno il futuro prossimo sembra alimentare grandi speranze. Le lavoratrici rischiano di pagare il prezzo maggiore della crisi, essendo le principali occupate dei settori più colpiti dalle conseguenze economiche del Covid-19. Ad aggravare la situazione è anche il fatto che già prima dell’emergenza, le donne costituivano la fascia più debole della popolazione occupata nel nostro Paese. I dati Istat fotografano le lavoratrici italiane come principalmente precarie, in part time (non per volontà) e “sovraistruite” (abbiamo dedicato un articolo al tema nel MAG N. 137). Inoltre, stando alle rilevazioni Eurostat, lavora solo il 49,5% delle italiane in età da lavoro (la rubrica Diverso Sarà Lei di MAG N. 132 contiene maggiori dettagli).

Come se non bastasse, in questi mesi, ai posti di comando, tra nomine di task force di emergenza e consigli di amministrazione di quotate pubbliche, è salito un numero sempre maggiore di uomini.

Prendendo in considerazione le più importanti strutture coinvolte dall’emergenza tra task force, comitati e istituzioni – secondo i dati Openpolis, che non tengono conto delle ultimissime nomine del premier Conte,seguite a settimane di polemiche sulla mancanza di un’adeguata rappresentanza femminile tra le fila di chi sta lavorando alla ricostruzione della nostra società, per la squadra guidata da Vittorio Colao e il comitato tecnico scientifico – solo il 20% dei ruoli ai vertici della catena di comando dell’emergenza è ricoperto da donne. 

Sono numeri, tutti questi, che devono far riflettere e indignare tutti noi. Uomini e donne. Anzitutto perché l’uguaglianza di genere è un diritto che deve interessare tutti e non solo le donne; e, anzi, chi ha in mano il potere deve impegnarsi ancora di più di chi non ce l’ha visto che ha più chance di riuscire davvero a cambiare le cose. E in secondo luogo, perché se le donne sono tagliate fuori dal mondo del lavoro e dell’economia, a pagarne le spese saremo tutti, visto che in Italia ci sono 1,6 milioni di donne in più degli uomini.

Gennaro Di Vittorio

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