Team in house sempre più influenti nei processi degli studi legali
Gli uffici legali interni assumono maggiore voce in capitolo nei metodi e nelle prassi adottate dalle law firm a cui si affidano.
A rivelarlo è la ricerca Chief Legal Officer Survey del 2018, condotta da Altman Weil e riportata da Lawyers Weekly (di cui abbiamo parlato anche qui). Secondo lo studio quasi un dipartimento legale interno su due (48%) richiede ai consulenti esterni di determinare un budget preciso; quattro su cinque (83%) lo esigono per le consulenze più importanti. Questa previsione di spesa viene poi rispettata nel 38% dei casi.
Inoltre, nel tentativo di contenere i costi esterni il 24% dei chief legal officer sta formando i propri giuristi d’impresa per una gestione del budget dei consulenti esterni più accurata.
Relativamente alle tariffe, il 63% dei direttori negozia delle fee fisse, con cap o alternative. Una strategia, questa, che stando a quanto riportato dal rapporto, appare tra le più efficaci per la gestione della spesa esterna.
Oltre che nella definizione del budget, gli uffici legali esprimono la propria opinione anche sulle modalità di lavoro degli studi con cui collaborano. Il 79% degli uffici in house fornisce delle linee guida (per la fatturazione, il personale e la gestione dell’attività) che diventano un vero e proprio requisito, e non un semplice consiglio, nel 66% dei casi.
Nonostante tutto, la percentuale di dipartimenti che offre un feedback agli studi legali appena la collaborazione si chiude è esigua, pari a solo il 33%. Il riscontro, tuttavia, quando viene dato, si dimostra efficace risultando in un miglioramento del servizio futuro nel 71% dei casi.
Cosa potrebbero fare gli studi per far felici i direttori affari legali? Per il 58% dei rispondenti una riduzione dei costi, seguono l’adozione di un sistema tariffario non più basato sulle ore-uomo (38%), una maggiore prevedibilità del budget di spesa (35%), un project management più efficiente (32%) e del personale di progetto più efficiente (31 per cento).