Studi legali nel mirino degli hacker

Una email come tante altre. Un mittente con un nome rassicurante: studio legale. Peccato che una volta aperto l’allegato contenuto nel messaggio di posta elettronica, il computer e la rete delle persone o delle societa? malcapitate venissero infettate da un malware (un software dannoso) che, a quanto pare, poteva persino consentire di spiarne i dati e la corrispondenza.

E? questo, in estrema sintesi, il sistema che, secondo gli inquirenti, sarebbe alla base del “caso Occhionero” che ha portato all’arresto in via cautelare dei fratelli Giulio e Francesca Occhionero accusati di cyberspionaggio. Una tesi respinta dai diretti interessati e in particolare da Giulio Occhionero che secondo quanto riportato dal sito del settimanale L’Espresso, il 17 gennaio, si e? difeso sostenendo che non ci sarebbe nulla di vero nel provvedimento che lo ha portato in carcere e che sarebbe stato lui a essere hackerato dai malware degli investigatori.

La verita? sulla vicenda la stabilira? la magistratura. Ma un fatto resta: con un metodo semplice ed efficace oltre 18.000 account email sono stati hackerati da qualcuno. E questo qualcuno e? riuscito a “spiare” le caselle di posta di personaggi come Matteo Renzi, Mario Monti e altri politici ed esponenti del governo oltreche? di 20 studi legali. Sembra infatti che gli hacker avessero una predilezione per le law firm di cui, a quanto pare, “infettavano” i computer per raccogliere dati e documenti sui loro clienti.

«Gli studi legali sono un target estremamente appetibile perche? sono in possesso di molte informazioni preziose e che, soprattutto, non possono essere reperite altrove. Penso ad esempio alle informazioni sui procedimenti civili che nel nostro Paese non sono pubblicamente accessibili», spiega Marianna Vintiadis, country manager di Kroll Italia. Il fatto che gli studi legali siano un bersaglio ideale non e? pero? una novita?. Sono anni infatti che molte riviste di settore (a cominciare dal nostro MAG) lanciano allarmi su quanto queste strutture siano impreparate ad affrontare le minacce informatiche, persino le piu? elementari. Eppure, questi avvertimenti sembrano essere sempre caduti nel vuoto, bollati come una “paranoia fantascientifica”.

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Gennaro Di Vittorio

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