Molestie sul lavoro: quando POSH non sta per CHIC
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Caro collega, ti scrivo perché vorrei mettere nero su bianco alcune riflessioni su un argomento importante: le molestie sul lavoro. Cosa intendo? Beh, parlo di comportamenti inappropriati e offensivi tra collaboratori, di azioni che violano i confini personali, di avances sessuali indesiderate, ma anche di voci e dicerie che ledono la dignità altrui.
Purtroppo, nonostante gli sforzi per promuovere ambienti di lavoro più rispettosi, questo rimane ancora un problema diffuso, soprattutto ai danni delle tue colleghe donne. E molto spesso, caro collega, siete voi uomini a essere i protagonisti dei comportamenti offensivi, anche se magari non ve ne rendete conto.
Perché dico questo? Non solo perché sono diventata grande mentre nel mondo si diffondeva il movimento del #MeToo. Lo dico anche sulla base dei numeri. Riporto paro paro quanto pubblicato in un documento redatto nel 2023 dal Comitato Unico di Garanzia del Ministero dell’interno e dalla Consigliera di fiducia: “In Italia la conoscenza del fenomeno delle molestie sul lavoro è stata avviata gradualmente dall’Istat nelle indagini sulla sicurezza dei cittadini 1997-1998, 2002 e 2008-2009, attraverso l’introduzione di un modulo sulle violenze a sfondo sessuale. Nell’indagine sulla sicurezza dei cittadini del 2016 è stato introdotto un focus sui ricatti sessuali sul luogo di lavoro. Infine, dal 2018 è stata realizzata un’indagine specifica forme di molestia che vanno da quella fisica a quella verbale, all’esibizionismo, il pedinamento, le telefonate oscene, l’invio di materiale pornografico, le molestie via social network e la sottrazione di identità”. Secondo l’Istat, sono 8 milioni e 816 mila (43,6% della popolazione occupata) le donne che, nel corso della loro vita, sono state vittime di molestie e di ricatti sessuali in ambito lavorativo. E tuttavia, sempre secondo l’Istat, nell’80,9% dei casi la donna molestata non ne parla con nessuno.
Ecco perché, caro collega, vorrei che te ne accorgessi anche tu quando c’è qualcosa che non va. Ecco alcuni segnali inequivocabili per riconoscere una molestia:
- commenti o battute a sfondo sessuale che mettono a disagio la diretta interessata, anche se spacciati come “scherzi”,
- contatti fisici non richiesti, come strusciatine, pacche sulle spalle o sul sedere, abbracci o carezze (“ma sì dai, è un gioco!”, dicono in questi per sminuire il gesto),
- richieste esplicite presentate come “una cosa tra amici”, per esempio inviti a uscire o proposte inappropriate,
- diffusione di voci o pettegolezzi di carattere sessuale.
Quindi, caro collega, ti invito a riflettere attentamente sui comportamenti dei tuoi compagni di lavoro e sulle loro interazioni in ufficio. E a non fare il finto tonto quando qualcuno oltrepassa il limite…
Intanto, per fare un ripassino, puoi ascoltarti l’ultimo episodio di Diverso sarà lei, in cui parlo con Maria Chiara Argenton (in foto a sinistra), group deputy general counsel e membro del Comitato D&I di Dedalus, e Nadine Zariffa (in foto a destra), senior investment manager e membro del Comitato D&I di Ardian, del Posh committee istituito da Dedalus in India contro le molestie sessuali sul posto di lavoro. E ricordati che questo non è uno scherzo!