Littler: il 79% delle aziende Ue adotta misure di contrasto alle molestie sul lavoro

Il movimento #MeToo ha spinto il 79% delle aziende europee a mettere in campo azioni concrete per contrastare i casi di molestie sul posto di lavoro.

È quanto risulta dalla survey condotta da Littler, studio legale specializzato nel diritto del lavoro presente in Italia da gennaio 2018.

La ricerca – basata sulle interviste a oltre 800 top manager delle risorse umane in tutta Europa, di cui oltre 100 in Italia – rivela che un datore di lavoro europeo su cinque si è spinto addirittura fino al punto di riaprire le indagini sui casi di molestie sessuali passate, sulla scia del #MeToo, con un tasso elevato soprattutto in paesi come Belgio (28%), Germania (23%) e Francia (23%).

Littler sottolinea come la riapertura di casi del passato sia un passo molto significativo per le aziende e rifletta l’alto livello di attenzione generato dal #MeToo. Tra gli effetti, un alto numero di dipendenti, attuali e del passato, potrebbero ritrovarsi esposti a ulteriori indagini e conseguenti azioni legali. E fa discutere il caso della banca d’affari europea che ha licenziato due dipendenti a Londra, dopo che un ex dipendente aveva chiesto la riapertura delle indagini su un caso di molestie sessuali.

Ma è anche, soprattutto in Italia, il tema del gender pay equity a essere in cima alle priorità dei professionisti hr delle aziende. Il 43% delle aziende ritiene non più rimandabile l’introduzione di leggi in tutta Europa che impongano la segnalazione dei gap salariali tra uomini e donne, con Italia e Spagna capofila con oltre il 52% di hr intervistati che lo considerano un must per il nuovo anno. Early adopters sono Inghilterra, Belgio e Germania, mentre in Francia l’introduzione della nuova legge è prevista entro il 2020.

«Il #MeToo movement è stata una vera bomba, non solo nello show business – è l’analisi di Carlo Majer e Edgardo Ratti, co-managing partners di Littler in Italia – come siamo portati a pensare, ma anche nel mondo delle imprese e del lavoro. E la nostra ricerca lo evidenzia chiaramente: con un leggero ritardo dell’Italia e dell’Inghilterra su altri Paesi, per una volta accomunate come fanalino di coda sul tema. Questo perché le aziende italiane o UK pensano di non esserne interessate: una riflessione importante da portare nei board. La grande sfida oggi per le aziende è evitare di scivolare nell’attivazione di misure di tutela che, di fatto, si risolvano nell’isolamento dei soggetti da tutelare, generando così un effetto opposto soprattutto per le donne, per le loro performance e la loro carriera».

La ricerca europea evidenzia anche chiari parallelismi con il mondo americano, dove Littler è nato. La settima Littler’s Annual Employer Survey ha infatti rivelato che il 36% delle aziende americane vede con preoccupazione i livelli ancora non soddisfacenti di gender pay equity, contro una base europea del 37%.

Gennaro Di Vittorio

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