Il lavoro in team ai tempi dello smart working

Uno dei pochi aspetti positivi dell’emergenza sanitaria in corso è da ricercare nella possibilità di portare a termine quello che sarà di sicuro il più grande studio sul lavoro agile mai tentato prima. Prima in Italia e poi tutto il mondo, le aziende (anche quelle più restie a concedere questa possibilità per il timore delle ripercussioni negative che potesse avere sul business) stanno ricorrendo il più possibile allo smart working per mantenersi in funzione.

Ma come si concilia il lavoro da remoto con quelle professioni intrinsecamente “di squadra”? Gli esperti di risorse umane di Hays se lo sono chiesto e hanno stilato una serie di principi e linee direttive su cui organizzare lo smart team working.

Alla base della riuscita di una politica di smart working c’è, appunto, l’organizzazione, intesa come strutturazione dei processi aziendali adatta a portare a termine il lavoro indipendentemente dal luogo in cui ci si trovi: se in questo periodo qualche azienda si trova in difficoltà nell’adattamento al brusco passaggio al lavoro agile è perché la politica aziendale non è ancora abbastanza flessibile per carpirne tutti i benefici.

Per quanto riguarda il lavoro in gruppo, Hays sottolinea l’importanza delle videocall periodiche per aggiornarsi reciprocamente e organizzare il lavoro in funzione degli obiettivi comuni, nonché delle valutazioni mensili o trimestrali sulle attività di ciascun lavoratore. Ma attenzione: non bisogna cadere nel tranello di valutare il lavoro in meri termini quantitativi. La concezione più moderna e, dati alla mano, produttiva è quella che valuta piuttosto in termini qualitativi: un team non dovrebbe incontrarsi per obbligo, ma per reale necessità. Riempire l’agenda di attività collettive o di raccordo tra collaboratori, per il puro gusto di mantenere lo spirito del lavoro in team rischia di sottrarre tempo che sarebbe meglio speso in attività più produttive.

La palla, come spesso capita, è in mano a manager e dirigenti, che devono avere la capacità e la lungimiranza di mettere in chiaro fin da subito gli obiettivi da raggiungere e condividere i valori aziendali con tutti i collaboratori. La cultura organizzativa è l’elemento chiave da cui partire se si vuole implementare con successo il lavoro agile: un ambiente lavorativo rigido e fortemente gerarchico è sicuramente meno affine al concetto di autonomia e pertanto più esposto alle eventuali insidie dello smart working.

Gennaro Di Vittorio

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