Laura Segni: «La carriera? Bisogna imparare a seguire il flusso»

Nella vita sono molte le cose che ci capitano per caso. L’incontro di una persona, un’opportunità inaspettata, un avvenimento in particolare… tutte cose, magari anche piccole, che potrebbero cambiare il corso delle nostre esistenze, a patto però che siamo pronti ad accoglierle e disposti a lasciare che le carte si rimescolino.

Una persona che ha lasciato spazio al caso è Laura Segni, general counsel di Banca Imi. Tante cose nel suo percorso professionale e personale sono arrivate per caso e sono diventate poi centrali nella sua storia. «Non ho programmato di spostarmi all’estero, di fare un figlio, di occuparmi di finanza… Perché penso che la vita vada sì presa in maniera seria e impegnandosi, ma che non possa essere controllata. Ci vuole la leggerezza di comprendere che siamo in un flusso e provare a vedere le opportunità che si presentano», racconta a MAG la giurista in una lunga intervista che ripercorre le tappe principali del suo vissuto professionale.

E se di solito, prima di andare all’estero per un periodo, si completa il proprio percorso universitario, Segni sceglie di trasferirsi, un po’ per caso, mentre sta ancora studiando legge a La Sapienza. Va in Lussemburgo per seguire quello che allora era il suo fidanzato e che oggi è il suo ex marito. È il 1994 e nell’ambiente lussemburghese fatto di «pochi giovani e tanti funzionari di mezza età», così lo ricorda, ha l’occasione di conoscere dal di dentro le istituzioni e comincia, prima ancora di laurearsi, a lavorare alla Commissione Europea. «Mi sono appassionata talmente tanto al diritto comunitario che ho deciso di laurearmi con una tesi sulla responsabilità dello Stato per violazione proprio del diritto comunitario, anziché con una in diritto civile, come da mia prima aspirazione iniziale», riferisce l’avvocata.

Dopo quattro anni in Lussemburgo, Segni torna a Roma, dove, dopo la laurea inizia a lavorare all’Istat, occupandosi di riforme della pubblica amministrazione e parallelamente porta avanti la carriera universitaria. «Volevo diventare professoressa. Ho cominciato a lavorare come assistente di Sabino Cassese, con cui mi ero laureata – spiega – La sua cattedra aveva un’impostazione pragmatica del diritto amministrativo, si occupava di tutte le politiche comunitarie di liberalizzazione, privatizzazione, aiuti di stato e appalti pubblici che, nel momento in cui devono essere recepite negli stati membri, si trasformano in norme di diritto amministrativo. Cassese è stato il primo a capire che il diritto comunitario è diritto nazionale». Ed è proprio in quegli anni che, sempre per caso, il destino della general counsel incrocia la finanza. «Nessuno degli assistenti voleva occuparsi di aspetti finanziari e allora l’ho fatto io. Ho cominciato a occuparmi di bilancio europeo», racconta con il sorriso Segni. Una scelta vincente visto che poi la finanza è diventato il settore nel quale si è mossa tutta la sua carriera fino a oggi. Segue poi il dottorato di ricerca presso l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole.

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Gennaro Di Vittorio

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