La selezione dei legali deve essere “tracciabile”
C’era un paese che si reggeva sull’illecito», scriveva Italo Calvino nel suo Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti. Era il 1980 ma guardando gli scandali dell’ultimo anno la situazione non sembra cambiata. Le inchieste sull’affidamento degli appalti del Mose, di Expo 2015 e di Mafia Capitale hanno, infatti, svelato che la corruzione in Italia gode di ottima salute e colpisce anche settori apparentemente insospettabili come quello dell’accoglienza profughi o dei campi rom. Mai come negli ultimi mesi il Paese, le Istituzioni e tutti i cittadini hanno dovuto perciò ammettere che in Italia la corruzione non si è fermata a quelle mazzette gettate nel wc da un disperato Mario Chiesa nell’ormai lontano (ma non troppo) 1992. Ma che, al contrario, è diventata un fenomeno capillare che riguarda tutti – pubblico e privato – e che le leggi per contrastarla hanno, finora, fatto ben poco.
Il motivo? «Un sistema di controllo che fino alla legge Severino era incentrato solo sul lato attivo, quello cioè del corruttore, e trascurava invece completamente l’aspetto passivo del corrotto. Inoltre un altro grande limite era il tema del vantaggio dell’azienda come presupposto per la corruzione che faceva sì che rimanessero impuniti tutti i reati commessi nell’interesse del singolo. In generale, c’era una concezione della prevenzione della corruzione troppo teorica e poco calata nella realtà delle imprese». A parlare è Giorgio Martellino (nella foto), general counsel e responsabile della compliance di Acquedotto Pugliese spa, nonchè presidente di Aitra, la neocostituita associazione italiana dei responsabili della prevenzione della corruzione.
«L’associazione – racconta l’avvocato – è nata quasi per gioco. L’esigenza originaria era quella di condividere con i colleghi che fanno lo stesso mestiere l’interpretazione e le best practice della nuova legge anticorruzione. Poi però confrontandoci abbiamo sentito l’esigenza di creare un’associazione che facesse un po’ il punto della situazione e che svolgesse il ruolo di osservatorio». Aitra, per il momento, raccoglie solo i legal counsel e i responsabili anticorruzione delle aziende pubbliche o partecipate ma, continua Martellino: «Auspichiamo che entrino anche le società private. Sia nel pubblico che nel privato c’è infatti la medesima esigenza: rispettare e implementare queste norme senza però ingessare il business».
Quanto è esposto al rischio corruzione il settore delle consulenze legali?
Bisogna fare una premessa e distinguere tra consulenze legali nel settore privato e nel settore pubblico.
Come vanno le cose nel settore privato?
Nel privato, per quanto riguarda l’assegnazione delle consulenze, c’è una libertà apparente. In realtà la legge 190 del 2012 (la cosiddetta Severino) ha introdotto il reato di corruzione tra privati. E questo significa che il privato non è completamente libero di gestire le consulenze in maniera discrezionale perché c’è appunto il limite di questo nuovo reato presupposto.
E invece nel pubblico?
In questo settore con la nuova norma sulla trasparenza sono stati imposti obblighi molto chiari e stringenti per quanto riguarda la pubblicazione delle consulenze. In pratica oggi vengono tracciate tutte le fasi della procedura di selezione. Inoltre si sta parlando di irrigidire ulteriormente questa fase.
In che modo?
Oggi le società pubbliche possono ancora affidare le consulenze in via diretta – cioè senza un bando di gara e senza una selezione tra più candidati – per servizi inferiori ai 40 mila euro. Sopra questa soglia la normativa distingue in base al servizio professionale fornito prevendendo diverse tipologie di gara. A quanto si dice, questo sistema dovrebbe però cambiare. La soluzione per contemperare le esigenze di velocità e confidenza nell’affidamento per questo tipo di servizi (contraddistinto da alta specializzazione) e il rispetto dei principi di libera concorrenza e trasparenza, potrebbe essere quella di costituire un albo che raccolga i fornitori qualificati. Questo strumento verrebbe utilizzato per affidare tutte le consulenze, senza più dover ricorrere a bandi ma semplicemente chiedendo dei preventivi a questi fornitori già certificati.