La priorità dei Cfo sono le strategie espansive

Aumenta, sia in Italia che in Europa, il numero di Cfo che si dichiara ottimista sulle prospettive economiche finanziarie della propria società. È quanto emerge dall’ultima edizione della Deloitte Cfo Survey condotta tra marzo e aprile in 19 Paesi dell’area EMEA.

Rispetto all’edizione di fine 2016 – dove l’incertezza, soprattutto a livello politico, faceva prevalere tra i Cfo un atteggiamento prudente – i 1.580 direttori finanziari coinvolti mostrano una rinnovata propensione al rischio e una maggiore predisposizione ad adottare strategie aggressive di crescita ed espansione. Ben il 25% degli intervistati si dichiara più ottimista sulle prospettive finanziarie della propria azienda rispetto a 6 mesi fa. 

Nonostante il clima di ritrovato ottimismo, il 55% dei Cfo europei (il 24% in Italia) percepisce ancora uno scenario di elevata incertezza. Pesano, sul dato medio rilevato a livello europeo, gli impatti ancora poco definiti della Brexit (in UK l’85% dei Cfo percepisce ancora alta l’incertezza), la stagnazione nelle esportazioni registrata in Germania (l’instabilità percepita è alta per l’84% dei Cfo tedeschi) e le politiche ancora poco chiare del Governo a sostegno della domanda interna in Grecia, dove ad avere una visione incerta sono l’81% dei direttori finanziari intervistati. In Italia, eccessiva burocrazia ed incidenza del cuneo fiscale continuano a essere percepiti come freno allo sviluppo.

In ogni caso, il 33% dei Cfo intervistati è pronto ad assumersi rischi per la propria azienda. Il dato EMEA in questo senso migliora, allineandosi a quello rilevato in Italia (35%, stabile rispetto alla precedente edizione). I Cfo di 15 Paesi su 19 indicano in maggioranza di essere pronti a condurre strategie aggressive o espansive. Al primo posto, in Italia, l’introduzione di nuovi prodotti/servizi. Seguono, la volontà di espansione tramite acquisizioni, l’espansione su nuovi mercati nonché la crescita organica e le nuove assunzioni.

A livello nazionale preoccupa l’introduzione di nuovi oneri regolamentari e la contrazione della domanda interna. Rimane alta l’attesa verso misure per la riduzione delle imposte sul lavoro, del debito pubblico e del cuneo fiscale. Anche a livello europeo, se da un lato i rischi geopolitici ed economici sono percepiti come meno pressanti, restano alte le preoccupazioni legate all’introduzione di nuovi oneri regolamentari e ai cambiamenti degli equilibri politici, citati come principali rischi per le aziende in 14 dei 19 Paesi intervistati.

La difficoltà di attrarre e valorizzare risorse qualificate, che nell’edizione dell’ultimo semestre del 2016 era risultata essere una preoccupazione soprattutto delle economie più forti a livello UE, si attesta infine in quest’ultima rilevazione come necessità primaria per i Cfo di 10 Paesi su 19.

Chiamati ad esprimersi sul futuro dell’UE, il 47% dei direttori finanziari a livello EMEA si esprime a favore della cosiddetta Europa “a più velocità”, mentre il 38% preferisce una maggior integrazione politica ed economica tra tutti gli Stati. In generale, propende per lo scioglimento dell’Unione solo il 4% degli intervistati. Optano per una maggiore integrazione tra tutti gli Stati i Cfo in Grecia (80%), Spagna (68%), e Portogallo (66%). Al contrario, la maggior parte dei Cfo in Germania (69%), Belgio (65%), Svizzera, Olanda e Austria (tutte al 57%) auspica il rafforzamento della coesione solo tra alcuni stati e in differenti archi temporali.

Gennaro Di Vittorio

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