La discriminazione lgbt?
Trovare un buon lavoro è diventato sempre più difficile ma per le persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) può rivelarsi quasi impossibile. Secondo l’ultima (e unica) indagine Istat sul tema le persone che decidono di rivelare il proprio orientamento sessuale sul luogo di lavoro sono appena un quarto del totale dei lavoratori LGBT. Una decisione che, secondo il report, è motivata dal timore che il coming out possa mettere a rischio i rapporti lavorativi o persino la carriera e il posto di lavoro.
E gli stessi timori spingono anche gay, lesbiche e trans a non denunciare le discriminazioni sul lavoro, come dimostrano i dati raccolti dall’ultima indagine dell’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali (Unar). A guardare i numeri, infatti, sembrerebbe che i lavoratori lgbt siano i meno discriminati visto che solo 1,6% delle denunce raccolte da Unar riguarda le discriminazioni dovute all’orientamento sessuale. In realtà, però, il numero così basso di denunce è, ancora una volta, motivato dalla paura.
Lo si capisce, ad esempio, confrontando questi dati con quelli di associazioni per la promozione dei diritti degli omosessuali come il Gay Center di Roma che proprio su questi temi ha condotto una ricerca su un campione di lavoratori lgbt. L’indagine ha, infatti, rivelato una realtà ben diversa da quella dei dati ufficiali. Oltre il 90% degli intervistati ha affermato di aver ascoltato frasi offensive verso lesbiche, gay o persone trans sul lavoro. Mentre il 40% ha dichiarato di aver subito discriminazioni sul lavoro o di essere stato ostacolato nella carriera per il suo orientamento sessuale.
Questi dati non rappresentano però solo un problema personale di chi subisce questo tipo di discriminazione ma “riflettono uno spreco insensato di capitale umano su larga scala”. A dirlo non è una piccola associazione ma le Nazioni Unite che di recente hanno realizzato un video dal titolo “Il prezzo dell’esclusione” che mette in evidenza il danno economico e sociale causato dalla discriminazione sul lavoro nei confronti delle persone lgbt. Secondo i calcoli delle Nazioni Unite i lavoratori lgbt spinti a lasciare il proprio posto di lavoro costano all’economia globale quanto l’intero valore economico dell’India: 28 miliardi di euro.