Kelly Service: lo smartworking non è il sogno proibito degli italiani

Lo smartworking piace agli italiani, ma solo il 5% dei lavoratori sarebbe disposto a lavorare esclusivamente da casa. Il 59% invece preferirebbe una soluzione “ibrida”, che preveda sia il lavoro da casa che quello dall’ufficio.

Lo rivela la ricerca condotta da Kelly Services, operatore della consulenza per le risorse umane, che offre su scala globale servizi di outsourcing, hr, somministrazione e full-time placement, condotta su oltre 14mila candidati in dieci Paesi Europei, tra cui l’Italia, con circa 2mila intervistati.

Alla domanda “quali aspetti influenzano la tua scelta di inviare una candidatura?”, solo il 4,1% dei rispondenti italiani reputa la possibilità di lavorare da casa o da remoto un fattore importante nella scelta di un lavoro.

Quali sono, quindi, i benefici che i lavoratori percepiscono nel fatto di lavorare in ufficio? Forse temono che lavorare da remoto pregiudichi le loro possibilità di crescita o promozione? Decisamente no, in quanto, nel nostro Paese, solo il 29% degli intervistati crede che essere fisicamente presenti in ufficio offra loro più visibilità o riconoscimento in azienda.

Nell’ambito dello smartworking, l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata risulta un fattore interessante: per il 65,3% dei rispondenti, infatti, lavorare da casa è sinonimo di un miglior equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, mentre per il 38,3% lavorare in ufficio rappresenta l’occasione perfetta per tenere separati lavoro e vita privata.

Ma cosa piace davvero del lavoro in ufficio? Perché la maggior parte dei lavoratori è restia a rinunciare del tutto ad una scrivania?

Sembra che il vero motivo per cui l’ufficio continui ad essere un’opzione valida per i dipendenti sia il fattore umano. Alla domanda “cosa preferisci del lavoro in ufficio?” gli intervistati hanno risposto nel 60% dei casi “è più facile interagire con i colleghi”. Al secondo posto (48,5%) si colloca il lato sociale di essere insieme ad altre persone. Si tratta di ragioni prettamente relazionali: probabilmente la tecnologia è vista come un fattore distanziante.

Un altro aspetto interessante è che il lavoro in proprio, come approccio flessibile al lavoro in sé e per sé, non è risultata un’opzione altrettanto apprezzata. Infatti, solo il 13,7% degli intervistati italiani ha risposto di aver intenzione di mettersi in proprio, il 27,3% l’ha preso in considerazione ma non ha intenzione di farlo, il 41,7% potrebbe considerarlo in futuro, mentre il 17,4% lo esclude.

Gennaro Di Vittorio

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