Istat, i primi dati post lockdown: 385mila occupati in meno

Con un calo dei consumi del 4,1 per cento nell’anno, in Italia, ci si aspetta una fortissima ricaduta sul mercato del lavoro, dove l’impatto corrisponderà a 385 mila disoccupati in più. Lo dice il direttore per la produzione statistica, Roberto Monducci, in audizione in commissione Lavoro al Senato.

Oltre questo dato, l’Istat ne ha forniti altri riferiti ad aprile e maggio 2020 – sempre in merito allo scenario del lockdown – che riguardano i prezzi alla produzione dell’industria e delle costruzioni, il commercio estero extra Ue e la fiducia dei consumatori e delle imprese.

Umore nero

L’emergenza sanitaria in corso continua ad influenzare negativamente il clima di fiducia degli operatori economici: per i consumatori l’indice raggiunge il valore più basso da dicembre 2013 mentre per le imprese registra il valore minimo dall’inizio della serie storica, ovvero marzo 2005. Più nel dettaglio, l’indice del clima di fiducia dei consumatori si attesta a 94,3 punti, mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese si ferma a 51,1 punti (siamo di fronte a un quasi dimezzamento dell’indice rispetto ai livelli pre-Covid).

Giù la produzione

Ad aprile 2020, si legge in un’altra nota dell’Istat, i prezzi alla produzione dell’industria registrano una diminuzione del 2,6% sul mese precedente e del 5,1% su base annua. Sul mercato interno i prezzi alla produzione dell’industria segnano un calo congiunturale del 3,4% e una flessione tendenziale del 6,7%. Al netto del comparto energetico, i prezzi alla produzione dell’industria registrano una diminuzione dello 0,1% su base mensile mentre crescono dello 0,3% su base annua.

Crolla l’export

Ma le cattive notizie non finiscono qui. Anche per quanto riguarda l’interscambio commerciale con i paesi extra Ue ad aprile, i dati Istat non sono positivi.  Le vendite fuori dai confini europei, infatti, scendono del 37,6% a livello congiunturale e del 44,2% su base annua. Si tratta “della caduta tendenziale dell’export più ampia registrata dalla nascita del mercato unico europeo nel 1993”. Scendono, invece, misura meno ampia, per le importazioni (-12,7%).

Gennaro Di Vittorio

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