Il 40% delle organizzazioni non ha una strategia sulla D&I
Workday, azienda operante nelle applicazioni cloud aziendali per la finanza e le risorse umane, ha annunciato i risultati di una ricerca che evidenzia come la maggior parte delle aziende internazionali stia investendo in diversità, equità e inclusione (DEI), ma molte di esse non dispongono di dati, o non utilizzano efficacemente i dati disponibili, per attuare le proprie strategie e avere impatto sul business.
La ricerca è stata condotta tra agosto e settembre 2022 e ha preso in esame oltre 3.100 professionisti delle risorse umane e dirigenti aziendali C-level responsabili di iniziative per la diversità all’interno delle aziende, per capire le loro motivazioni, le loro attività e i progressi in relazione al senso di appartenenza e alla diversità. Lo studio, condotto da Workday in collaborazione con Sapio Research, ha preso in esame 23 paesi (Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Irlanda, Italia, Giappone, Corea, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Singapore, Spagna, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti) e ha rivelato che sono stati compiuti dei progressi positivi, ma ha anche mostrato evidenti aree di opportunità, tra cui la necessità di misurare l’impatto sul business e di utilizzare i dati per monitorare i progressi in maniera più efficace.
I risultati dello studio
La ricerca ha rivelato che, nonostante l’attuale clima economico globale, la maggior parte degli intervistati ha notato un aumento dei ruoli DEI all’interno delle proprie organizzazioni, oltre a prevedere un aumento (35%) o il mantenimento (45%) degli attuali livelli di investimento per le iniziative DEI nel prossimo esercizio finanziario.
Tuttavia, mentre la maggior parte delle aziende mostra una qualche forma di approccio strategico alla DEI, il 39% degli intervistati a livello globale ha dichiarato che, al momento, non esiste alcun approccio strategico, il che rende difficile passare dalla definizione degli obiettivi alla loro realizzazione. Questa situazione è particolarmente diffusa nell’area Asia, Pacifico, Giappone (APJ), dove il 52% degli intervistati ha dichiarato di avere un approccio basso o appena emergente verso gli obiettivi DEI, rispetto ad Australia, Nuova Zelanda (35%), Europa (39%), Nord America (34%) e Sudafrica (22%), rispettivamente. Quasi un terzo (32%) ha dichiarato che la propria azienda ha bisogno di leadership e impegno ai vertici per poter progredire.
Una delle altre ragioni principali si è rivelata essere legata ai dati e alla rendicontazione degli sforzi in ambito DEI, con solo il 20% degli intervistati ad aver misurato l’impatto aziendale e il valore delle iniziative DEI. Il 60% ha anche commentato che il monitoraggio dei progressi è impegnativo e richiede nuovi sistemi e software per supportare pienamente la strategia e l’implementazione della DEI.
Altri dati emersi dallo studio
Altri punti salienti messi in evidenza da Workday e Sapio Research sono:
- Gli investimenti nella DEI restano forti
- Più di tre aziende su quattro (76%) dispongono di un budget per le iniziative DEI.
- Oltre la metà (59%) ha registrato un aumento degli investimenti nei ruoli ufficiali DEI all’interno della propria organizzazione rispetto all’anno precedente, con il 35% che prevede di aumentare gli investimenti DEI nel prossimo esercizio finanziario e il 45% di mantenerli.
- Occorre fare ancora di più per celebrare la diversità
- Nel complesso, è emerso che più di un terzo (36%) degli intervistati ha dichiarato che la diversità è riconosciuta, valorizzata e celebrata nelle loro aziende. Tuttavia, il 18% ha affermato che essa viene banalizzata e che non ci si concentra abbastanza sul riconoscimento delle differenze esistenti.
I commenti
“In Workday crediamo nella creazione di un luogo di lavoro eccellente per tutti, il che significa essere intenzionati a rispettare il nostro impegno per il Value Inclusion, Belonging, and Equity (VIBE™) e voler creare un ambiente di lavoro in cui tutti i nostri dipendenti siano apprezzati per le loro prospettive uniche, rispettati in quanto uguali e integri, e ricevano un accesso equo alle opportunità”, ha dichiarato Carin Taylor, chief diversity officer di Workday. “A tal fine, valutiamo e riflettiamo regolarmente sui nostri sforzi in materia di appartenenza e diversità e continuiamo a perfezionare la nostra strategia per poter continuare a compiere progressi”.
“Dal nostro studio sul 2021, molte aziende hanno iniziato il proprio percorso nella DEI, ma sempre più dipendenti si aspettano una maggiore attenzione affinché vengano apportati dei cambiamenti duraturi. La nostra ricerca dimostra che avere una chiara visione e una strategia DEI, portata avanti da leader dediti e impegnati in tutti gli ambiti dell’azienda, aumenta la capacità di un’azienda di accelerare la consapevolezza in ambito DEI e di guidarne l’adozione e la responsabilizzazione. La tecnologia è uno strumento potente che ci aiuta non solo a comprendere i diversi gruppi che compongono la nostra forza lavoro, ma anche a capire come una strategia DEI determini i risultati aziendali”, ha aggiunto.
“È incoraggiante vedere come le aziende di tutto il mondo continuino ad avere la DEI come una priorità”, ha dichiarato invece Jonny Briggs, diversity, inclusion & resourcing director di Aviva, azienda cliente di Workday. “Ho trovato interessante apprendere dalla ricerca che molte aziende hanno difficoltà a gestire i propri dati DEI e affermano la necessità di avere sistemi migliori. Per noi, avere i dati DEI a portata di mano è fondamentale per prendere decisioni migliori e per progredire verso un ambiente di lavoro ancora più equo – inoltre, ci dimostra che i nostri dipendenti ci affidano i loro dati sensibili, evidenziando che ci stiamo muovendo nella giusta direzione”.