Fca Bank: un nuovo tool per il panel di studi

Fare sinergia con gli studi legali. È questa, in una battuta la nuova mission della direzione affari legali di Fca Bank, guidata da Enrico Favale (nella foto).

L’head of legal affairs & procurement della banca sta infatti conducendo un progetto di revisione del panel degli studi legali che parte inizialmente dalla sede centrale italiana per poi ai 18 Paesi in cui Fca Bank opera. Di questo e delle specificità del business della società Favale parla nella video rubrica di MAG. La potete guardare o leggere qui.

 

La direzione di cui è alla guida sta conducendo un progetto di digitalizzazione del panel preferenziale di studi legali. Di cosa si tratta? 

Si tratta di implementare un tool che ci permetta di qualificare gli studi con cui lavoriamo attualmente sui vari mercati, aggiungerne di nuovi e aumentare il numero dei beauty contest oltre che il livello qualitativo degli stessi. È un’iniziativa di cui ho sentito l’esigenza appena mi sono insediato e che reputo fondamentale per garantire un coordinamento adeguato nell’assegnazione degli incarichi a livello gruppo. Puntiamo ad avere un monitoraggio costante dei mandati, in modo da assicurarci consulenze di massima efficienza, non solo in termini economici, ma di sinergie.

 

Quanti sono al momento gli studi all’interno del panel e quanti saranno a lavoro ultimato? 

L’headquarter italiano conta, nell’attuale panel, una quarantina di studi legali. Stiamo completando, proprio in queste settimane l’analisi di ciò che accade nei mercati stranieri. A lavoro ultimato non mi aspetto grandi cambiamenti. Diciamo un 20% in più di studi all’inizio, che potrebbe però essere bilanciato in seguito da un numero corrispondente di collaborazioni destinate a terminare con gli studi che meno dovessero dimostrare di sapersi adattare ai cambiamenti.

 

Questo progetto punta anche ad abbassare l’età anagrafica degli avvocati che lavorano per voi…

Questo è sicuramente tra i nostri obiettivi, anche se non ci aspettiamo abbia degli effetti immediati. Al momento, più che abbassare l’età anagrafica degli studi, chiediamo a questi ultimi di stare al passo ed evolvere con noi. Chiediamo loro di occuparsi di quelle tematiche, sempre più complesse, legate al mondo digitale e alla new economy. Presumo che uno dei driver che gli studi potrebbero adottare a tale scopo sia quello di favorire la crescita interna dei profili più giovani. Questi argomenti, immagino, per affinità, porteranno all’emancipazione delle professionalità più giovani negli studi legali che, a loro volta, faranno da volano per il business futuro degli studi stessi.

 

Che tempistiche avete definito e cosa vi aspettate possa cambiare al temine di questo lavoro? 

Ci siamo dati un arco di tempo di poco più di un anno per tirare i primi bilanci e fare le dovute considerazioni. Partiremo con un progetto pilota che riguarderà i principali mercati nei quali il gruppo opera. Contiamo poi nel successivo secondo anno di estendere il lavoro a tutti i 18 mercati. Il tutto è indirizzato per avere un miglior monitoraggio degli incarichi, ottenere delle efficienze, migliorare le sinergie con gli studi. In sostanza, non vogliamo più limitare le relazioni con gli studi esclusivamente all’assegnazione della singola pratica, ma creare business partnership, che consentano ai nostri consulenti di interpretare e anticipare le nostre esigenze. Al contempo ci aspettiamo una riduzione complessiva della spesa legale.

 

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