Dagli scarti del tonno ai cosmetici: ecco l’economia circolare di Mare Aperto

di alessio foderi

Quattrocentocinquantamila tonnellate. Questa è la cifra degli scarti di lavorazione dell’industria conserviera del tonno ogni anno. Mare Aperto, società genovese nata nel 2015 che fa capo alla spagnola Jealsa, ha la sua ricetta circolare. Ovvero: sfruttare il 100% delle materie prime, aumentare il fatturato e crescere così tramite innovazione e sostenibilità. Insieme alla casa madre – e grazie a specifiche tecnologie – è stato infatti implementato un sistema di biovalorizzazione totale della materia prima utilizzata nei siti produttivi.

«La sostenibilità è senza dubbio un valore imprescindibile per Mare Aperto. In questo senso siamo stati pionieri, con un approccio clean label, mettendo in evidenza in etichetta e sul packaging (riciclabile al 100%) tutte le certificazioni e gli attributi di sostenibilità del prodotto, nonché le garanzie offerte dal nostro programma di Corporate social responsibility We Sea», racconta a MAG Angeles Claro Gómez, Sustainability & We Sea Director. Mare Aperto, infatti, fa parte di un vero e proprio sistema di economia circolare, creato dalla casa madre Jealsa già dai tempi della sua fondazione, ovvero oltre 60 anni fa.

Oggi il suo fulcro è proprio il programma We Sea che consta di cinque linee d’azione. Queste comprendono tutti gli ambiti della sostenibilità: la pesca e l’acquisto responsabile delle materie prime (We Buy & Sea), una politica di massima attenzione alla qualità e alla sicurezza (We Control & Sea), l’utilizzo di energie rinnovabili e l’impegno concreto verso la protezione dell’ambiente (We Care & Sea), la responsabilità sociale d’impresa (We Respect & Sea) e l’economia circolare (We Invest & Sea).

«Grazie alla nostra struttura organizzativa basata sulla circolarità possiamo dire che in Jealsa, anche per la gamma di prodotti a marchio Mare Aperto, viene utilizzato il 100% del tonno che entra nei nostri stabilimenti – prosegue Gómez – Una parte di questo tonno è dedicata alla produzione di alimenti per l’uomo (circa il 45%), un’altra parte è destinata all’elaborazione di farine e oli di pesce (32,5%) che vengono successivamente utilizzati come ingredienti nella produzione di mangimi composti, il 2,5 % va all’industria del pet food

«Il 20% – continua – riceve un diverso tipo di valorizzazione che varia, dai prodotti destinati all’industria farmaceutica, a quella cosmetica o nutrizionale, ma non solo». Gli scarti del tonno sono infatti ricchi di molecole attive, come Omega 3 e collagene, i quali trovano impiego nella cosmesi, nella farmaceutica e nella alimentazione funzionale, permettendo un uso razionale e totale delle risorse marine.

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Gennaro Di Vittorio

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