Certificazione ISO 37001: la prevenzione della corruzione come stimolo per la competitività
Nel 2017 ancora poche aziende hanno riconosciuto l’importanza della norma ISO 37001: alcune grandi strutture si sono interessate, mentre per il momento le pmi sono rimaste indietro.
Secondo i dati forniti da Transparency International per il 2017 l’indice di percezione della corruzione dell’Italia è leggermente migliorato rispetto al 2016: oggi infatti il suo indice è pari a 50 su 100 (nel 2016 era pari a 47), e la sua posizione nella classifica dei Paesi percepiti come più “virtuosi” dal punto di vista dell’anticorruzione, è salita dal 61° al 54° posto; tradotto in pratica e in termini di attrattiva per gli investitori, questo dato indica che ci sono ben 53 Paesi nel mondo, di cui 24 europei, con una credibilità maggiore rispetto a quella dell’Italia.
«Ogni anno la corruzione ha un costo di più di mille miliardi di dollari, con conseguenze catastrofiche in termini di credibilità del mercato – afferma Flavio Ornago, Direttore della Divisione Certificazione Sistemi di Gestione di IMQ – Per questo la certificazione ISO 37001 non garantisce solo la conformità legislativa, ma soprattutto la tutela da un rischio reputazionale grave e garantisce la competitività a livello nazionale e internazionale».
L’Anti-bribery management system può essere un sistema a sé stante oppure integrato in un sistema di gestione globale. L’azienda può infatti scegliere di attuare il Sistema di Gestione per la prevenzione della corruzione insieme ad altri sistemi – pensati appositamente come modulari – come quelli riguardanti la qualità (ISO 9001), l’ambiente (ISO 14001) e la sicurezza (OHSAS 18001).
La norma richiede alcuni elementi e processi da attuare in azienda, che IMQ come organismo di certificazione verifica prima di rilasciare la certificazione. Tra questi, l’analisi del contesto aziendale (interno ed esterno), dei requisiti delle parti interessate, delle normative applicabili e delle fonti di rischio; l’impegno da parte del management nelle politiche anticorruzione e nel relativo programma attuativo; l’analisi e la valutazione del rischio all’interno dello specifico contesto aziendale (determinazione dei livelli e del loro impatto, misura, controllo e verifica di efficacia delle misure intraprese); l’attuazione di opportuni controlli e due diligence in ambito finanziario, commerciale, contrattuale e sui processi di approvvigionamento; un sistema di whistleblowing riconosciuto e diffuso a tutti i livelli aziendali; infine, una serie di azioni di miglioramento continuo che rendano il sistema di gestione dinamico e aggiornato costantemente per garantirne l’efficacia.