Bertoni: il mio lavoro in house al New Yorker

Si chiama Fabio Bertoni. È il general counsel del New Yorker, prestigiosa rivista (e da qualche tempo sito internet) che la maggior parte degli intellettuali newyorkesi legge religiosamente ogni settimana. Non c’è che dire, il suo è uno dei lavori come legale in house più ambiti che esista su piazza. La rivista ha una lunga storia. Sulle sue pagine ha pubblicato alcuni tra gli scrittori più importanti del mondo e non solo statunitensi. Una testata che ha diversi legami con l’Italia. Basti pensare ad Ann Goldstein, copy editor di lunga data, da poco in pensione. Lei ha tradotto i quattro romanzi di Elena Ferrante per il pubblico di lingua inglese. Quanto al general counsel, è evidente che Bertoni, nato a New York, abbia origini italiane. Lui legge ogni singola parola che viene pubblicata sulla rivista e nel sito web. La funzione legale della società non conta altri professionisti. E si occupa di tutti i problemi legati ai moderni mezzi d’informazione: tutela della proprietà intellettuale, cause per diffamazione e scrittura dei contratti in un ambiente mediatico in continua evoluzione. ?Quest’anno, Bertoni ha partecipato in qualità di relatore al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, dove ha parlato di diritto alla privacy e come, il suo rispetto, influenzi il lavoro dei giornalisti di oggi.

Qual è stato il suo percorso di carriera? Cosa l’ha portata al New Yorker?
Prima di frequentare la law school facevo il giornalista. E dopo la laurea alla Columbia Law School di New York, ho deciso di occuparmi di legge nel settore dei media e nell’area del Primo emendamento (la garanzia costituzionale americana per la libertà di parola, ndr).

Dove ha lavorato?
Ho lavorato in due diversi studi legali di New York City: Hughes Hubbard & Reed, e uno studio che non esiste più, Squadron Ellenoff Plesent & Sheinfeld.

Quando ha cominciato la carriera in house?
Da Hughes Hubbard, sono andato a lavorare per ALM Media, (editore di The A….

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Gennaro Di Vittorio

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