Banche digitali: giuristi d’impresa e avvocati d’affari a confronto
Le due prospettive in un’intervista doppia a Federica Pavesi, chief legal, corporate affairs, collection & privacy di Banca Aidexa, e Giuseppe Rumi, partner di BonelliErede
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Banche digitali e fintech stanno cambiando le regole del gioco nel panorama bancario italiano. Più veloci, più tecnologiche e meno appesantite da strutture tradizionali, stanno costringendo l’intero comparto banking a ripensarsi. E così, se il contesto cambia, muta di conseguenza anche il rapporto tra direzioni legali interne di queste nuove realtà e loro consulenti esterni, che devono adattarsi alle nuove sfide e opportunità del settore.
D’altronde, i team legali interni delle banche digitali si confrontano oggi con un ambiente particolarmente multidisciplinare, in cui non devono più semplicemente navigare le normative bancarie tradizionali, ma anche padroneggiare le implicazioni legali della digitalizzazione dei servizi, della tecnologia e della cybersecurity. Sì, perché, cosa fa veramente una banca che si occupa di fintech? Come ci ha spiegato Federica Pavesi (IN FOTO), chief legal, corporate affairs, collection & privacy di Banca Aidexa, specializzata nel supporto alle PMI, «si tratta di banche, come la nostra, che usano strumenti tecnologici e modelli avanzati, inclusi quelli di intelligenza artificiale, nella valutazione del merito di credito dei propri clienti. Rispetto agli altri operatori di settore, ci serviamo di molti più parametri che interagiscono tra loro in maniera complessa e in linea con i principi dell’AI Act. Siamo anche gli unici a utilizzare l’open banking, impiegando tra i parametri le transazioni correnti dei clienti attraverso consultazione degli estratti conto. Il che ci consente di produrre valutazioni più aggiornate e dinamiche rispetto alla consultazione di un bilancio, che in genere è statico e con informazioni potenzialmente non più attuali alla data di richiesta del finanziamento».
Questa evoluzione richiede competenze sempre più specializzate per i giuristi d’impresa, ma anche agli studi legali esterni, che ai primi devono essere in grado di offrire non semplicemente una consulenza standard, ma soluzioni innovative e, perché no, visionarie, anticipando tendenze e rischi.
In che modo evolve allora il rapporto tra le due parti? Per capirlo, la redazione di MAG ha realizzato un’intervista doppia che mette a confronto le prospettive di chi opera quotidianamente nei due ambiti. Da un lato, appunto, abbiamo incontrato Federica Pavesi. Dall’altro, per capire come i consulenti degli studi stiano lavorando per rispondere a queste nuove richieste, ci siamo rivolti a Giuseppe Rumi (IN FOTO), partner dello studio legale BonelliErede, membro dei focus team Corporate Compliance & Investigations e Banche, esperto di regolamentazione bancaria e assicurativa.
I due professionisti ci guidano attraverso le complessità della trasformazione del settore, raccontandoci come la digitalizzazione sta ridefinendo competenze e responsabilità, quali sono i vantaggi di una collaborazione solida tra legali interni ed esterni, e quali innovazioni metodologiche stanno emergendo per affrontare esigenze normative sempre più complesse.
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