Avvocati, è meglio lavorare in azienda o in studio? (Parte II)

Settimana scorsa parlavamo della scelta per gli avvocati di lavorare in uno studio legale o in azienda (qui il link). Ebbene, per le generazioni più giovani aumenta il fascino della vita in house.

L’azienda è infatti il sogno di un numero sempre maggiore di giovani laureati in giurisprudenza.

Lo rivela “Gen-Z: Shaping Tomorrow’s Law Firm Culture” un recente studio del recruiter Major Lindsey & Africa che ha intervistato studenti di legge basati negli Stati Uniti.

Se solo il 18% dei Millennial (e cioè i nati tra il 1981 e il 1994) puntava nel lungo termine a una carriera da giurista d’impresa nell’edizione di due anni fa del report, oggi il 30% degli appartenenti alla Generazione Z (nati tra il 1995 e il 2000) spera in futuro di lavorare in azienda.

Pare che il maggiore interesse verso gli sbocchi professionali in house sia legato al peggioramento della percezione della vita di chi ha scelto la private practice. Infatti, due terzi degli intervistati pensano che negli studi legali esista una cultura sessista e tre giovani su quattro sottolineano il fatto che in queste strutture purtroppo ancora permane un forte divario retributivo di genere. Inoltre, solo il 38% considera “autentici e apprezzabili” i programmi di CSR degli studi legali. Il 45% dei rispondenti non crede che le law firm e i partner si preoccupino dei propri associate. E infine, il 62% considera la partnership in uno studio meno desiderabile di quanto non fosse dieci anni fa.

Tra le sfide per i prossimi anni che i giuristi d’impresa menzionano sempre più spesso c’è quella di attrarre i talenti. Non sarà difficile vincerla osservando le evidenze di questo studio. L’attenzione dovrà però spostarsi sul trattenerle…le risorse migliori.

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