AI: in Italia il mercato vale 200 mln

 

Il mercato italiano dell’intelligenza artificiale vale 200 milioni di euro. Tuttavia è un mercato domestico, considerando che la percentuale di esportazioni è pari al 22%.

A rilevarlo è l’indagine Artificial intelligence: learn to fly! dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano. La survey è stata condotta su 205 organizzazioni italiane di medie e grandi dimensioni in settori che vanno dal manifatturiero al farmaceutico alle Tlc.

Le imprese hanno maggiore consapevolezza in merito alla centralità dell’AI nell’economia. A sperimentare sul campo queste tecnologie, rispetto a quanto accadeva nel 2018, il 36% in più delle aziende.

Di fatto è aumentata la comprensione dell’intelligenza artificiale: si allontano i timori che possa rappresentare una minaccia per l’occupazione (solo l’1% crede che l’AI abbia eliminato posti di lavoro). Il 90% degli intervistati ha compreso che può replicare specifiche capacità dell’intelligenza umana, mentre è stata lasciata alle spalle l’idea secondo cui può replicarla completamente (considerata ancora dal 6% delle aziende). Tra le aziende, il 79% crede che l’intelligenza artificiale costituisca un’opportunità.

Non mancano le criticità. L’AI viene usata soprattutto nel settore banche e finanza (25% del mercato), nella manifattura (13%), nelle utility (13%) e assicurazioni (12%), mentre nei prodotti e servizi ha diffusione limitata. Appena il 5% di 407 categorie di prodotti o servizi sul mercato prevede, infatti, funzionalità di AI.

Un’altra criticità è rappresentata dalle competenze, che frenano la digitalizzazione delle imprese. L’assenza di profili adeguati al proprio interno è, infatti, il primo ostacolo per l’89% delle organizzazioni, seguita dalla reperibilità di questi sul mercato del lavoro (76%) e dai problemi di compliance nella privacy (70%), resa più complessa dal Gdpr.

Gennaro Di Vittorio

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