Banca d’Italia: gli effetti del Covid-19 sul mercato del lavoro
Calano le attivazioni dei contratti di lavoro dipendente in Veneto, Piemonte e Toscana a causa del Covid-19. Se in Piemonte il calo è meno intenso, su Veneto e Toscana, solitamente interessati da occupazione a termine e stagionale nei servizi (commercio, ristorazione…) e nel turismo, pera la crisi economica scatenata dalla pandemia.
È quanto emerge dalla pubblicazione “La crisi COVID e il mercato del lavoro: alcune conferme, alcune specificità regionali, alcune ipotesi” a firma degli economisti: Giulia Bovini, Silvia Camussi, Mauro Durando, Maurizio Gambuzza, Nicola Sciclone, Eliana Viviano diffusa sul sito della Banca d’Italia.
Lo studio prende in esame i dati sui contratti di lavoro attivati e cessati da febbraio fino a metà aprile delle tre regioni (Veneto, Piemonte e Toscana) nelle quali si concentrava il 23,7% dei dipendenti in Italia nel 2019.
I dati
In particolare, sono le assunzioni con contratti a termine a calare notevolmente dall’inizio della crisi, soprattutto in Veneto e Toscana; regioni che presentano di solito una concentrazione delle variazioni a inizio e fine stagione, in quanto più attive nei settori del turismo e dei servizi collegati soggetti ad alta stagionalità.
In Piemonte il minor peso del settore turistico determina una minore diffusione dei contratti stagionali: nel 2018 rappresentavano il 3% dei contratti attivati, contro il 10% del Veneto e il 9% della Toscana.
La dinamica è confermata se si confrontano con quelli di altre regioni a vocazione turistica (oltre il 34% delle attivazioni sono contratti a termine nella provincia di Bolzano, 10% in Campania e Sicilia, il 22% in Sardegna, con picchi nel periodo estivo). Nel Mezzogiorno il peso delle attivazioni temporanee supera il 70% mentre al Nord si attesta intorno al 50%, il che fa prevedere che nelle regioni del Sud potrebbero manifestarsi significativi cali dell’occupazione nei prossimi mesi.