WeWorld Index 2019: l’Italia scende in classifica per inclusione delle donne e dei bambini

Non migliora l’inclusione di donne, adolescenti e bambini/e in Italia, più a rischio di esclusione sociale e povertà rispetto ai maschi adulti: mancano infatti cambiamenti positivi sostanziali nell’ambito della violenza di genere e sui minori e resta limitata l’inclusione economica e sociale delle donne. L’Italia, 27° con 57 punti, fa peggio delle principali democrazie europee (Francia 12°, Germania 14°, Gran Bretagna 16°), ma anche di Bulgaria (24°), Repubblica Ceca (19°) e Portogallo (20°), che negli anni passati erano più indietro in classifica.

E’ uno dei principali risultati dell’edizione 2019 di WeWorld Index, la ricerca annuale che misura il tasso di inclusione nel mondo, condotta da WeWorld-GVC Onlus, organizzazione italiana indipendente che lavora in 29 Paesi – compresa l’Italia – per promuovere progetti di Cooperazione allo Sviluppo e Aiuto Umanitario di elevato impatto, garantendo i diritti di donne, bambini e comunità locali.

La quinta edizione di WeWorld Index, presentata a Roma, si basa su un concetto innovativo d’inclusione che considera sia la sfera economica sia quella sociale. La classifica finale è il risultato della valutazione del progresso di un Paese ottenuto osservando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio esclusione, attraverso l’analisi di 17 dimensioni (abitazione, ambiente, lavoro, salute, etc.) e 34 indicatori, scelti tra i più significativi analizzati da banche dati internazionali (OMS, UNICEF, Banca Mondiale, ecc).

 

WeWorld Index 2019 misura 171 Paesi, comparando le condizioni e la qualità della vita di donne e bambini e raggruppando i Paesi in una classifica finale, da quelli con miglior tasso di inclusione ai Paesi caratterizzati da gravissima esclusione.

In Italia l’inclusione viene classificata come solo “sufficiente” rispetto alla “buona inclusione” della maggior parte dei maggiori Paesi europei. Il nostro Paese perde ben 9 posizioni rispetto al 2015: è 27° su 171 Paesi mentre era 18° su 167 nel 2015. L’Italia è stata superata da Repubblica Ceca, Portogallo e Bulgaria, che nelle edizioni precedenti avevano registrato punteggi peggiori. In Europa fanno peggio i Paesi baltici, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Croazia e Romania. Se per salute e capitale umano ed economico l’Italia continua a beneficiare di una discreta rendita di posizione, non altrettanto si può dire per l’inclusione economica delle donne e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. In 5 anni peggiorano gli indicatori sulla sicurezza ambientale e non migliorano gli indicatori relativi alla violenza di genere e sui bambini.

A guidare la classifica 2019 sono ancora i Paesi del Nord Europa, insieme a Canada, Nuova Zelanda e Australia: torna in testa la Norvegia con 105 punti (48 più dell’Italia), seguita da Islanda, Svezia, Danimarca, Svizzera e Finlandia. Buona inclusione anche in Francia, Germania e Gran Bretagna, mentre solo sufficiente l’inclusione negli Stati Uniti (appena un punto in più dell’Italia). Agli ultimi posti della classifica (“gravissima esclusione”), Mali, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Ciad e Repubblica Centrafricana, che si conferma per il quinto anno consecutivo il Paese peggiore per l’inclusione di bambini/e e donne.

 

 

Gennaro Di Vittorio

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