Ue, luce verde sulle quote di genere nei cda europei

ARTICOLO TRATTO DA MAG N.184 DEL 27 GIUGNO 2022, PER LA RUBRICA “DIVERSO SARÀ LEI”
CLICCA QUI E SCARICA LA COPIA GRATUITA

di ilaria iaquinta

Buone notizie dall’Europa. Il 7 giugno scorso il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla direttiva relativa al potenziamento della presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate, proposta dalla Commissione nel 2012. 

La direttiva garantirà che l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate sia perseguito in tutta l’UE. Gli Stati membri che hanno già adottato misure concrete in questo ambito, tra cui l’Italia, non dovranno seguire i requisiti procedurali previsti dalla direttiva e potranno continuare a seguire le rispettive previsioni di legge.

Per tutti gli altri la direttiva fissa target precisi. Intanto il 40% degli amministratori non esecutivi e il 33% degli esecutivi delle quotate nelle borse valori dell’UE devono appartenere al genere sottorappresentato. Spetterà agli Stati membri garantire che le società si sforzeranno di raggiungere questo obiettivo. Le aziende che non li raggiungono dovranno applicare criteri trasparenti e neutri nella nomina degli amministratori e dare priorità al sesso sottorappresentato quando due candidati di sesso diverso siano ugualmente qualificati.

In generale, le quotate in Ue dovranno d’ora in avanti garantire procedure di nomina chiare, basate sulla valutazione obiettiva dei candidati, in base al loro merito e dimostrare di impegnarsi concretamente verso la costituzione di board più equi. Chi non raggiungerà gli obiettivi dovrà spiegarne le ragioni e indicare le misure che adotterà per ovviare alla carenza. L’Ue chiederà anche agli Stati membri di prevedere sanzioni “efficaci, proporzionate e dissuasive” per le società che non rispetteranno gli obblighi di selezione e di rendicontazione, tra queste suggerisce multe o l’annullamento di nomine. Al contrario, saranno rese pubbliche le informazioni sulle quotate che raggiungono gli obiettivi, per spingere in questo modo chi non li ha ancora raggiunti ad adeguarsi il prima possibile.

L’accordo è ora soggetto all’approvazione formale ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la direttiva a livello nazionale.

«La diversità non è solo una questione di equità. È anche un fattore di crescita e innovazione. L’opportunità di avere più donne ai vertici aziendali è evidente. Dopo dieci anni, da quando la Commissione europea ha proposto questa direttiva, è giunto il momento di rompere il soffitto di cristallo. Ci sono molte donne qualificate per le posizioni di vertice: dovrebbero essere in grado di ottenerle», ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

La Commissione aveva infatti presentato la proposta sull’equilibrio di genere nei cda nel novembre 2012. Nonostante il Parlamento l’avesse accolta nel 2013, il Consiglio non era mai riuscito a raggiungere un accordo sul dossier poiché alcuni Stati membri ritenevano che le misure vincolanti a livello Ue non fossero il modo migliore per perseguire l’obiettivo di raggiungere l’equilibrio di genere.

Tra gli Stati membri, al momento, solo otto hanno adottato misure sostanziali per garantire quote nazionali di genere nei cda, dieci hanno optato per misure più morbide e non vincolanti, mentre nove non hanno una legislazione specifica in materia. Le regole però servono: la diseguaglianza di genere è più che doppia nei Paesi che non hanno adottato misure rispetto a quelli che le hanno introdotte; mentre gli Stati con quote obbligatorie sono quelli con la più alta percentuale di donne nei cda delle quotate. 

ARTICOLO TRATTO DALLA RUBRICA DI MAG “DIVERSO SARÀ LEI” – CLICCA QUI E SCARICA LA COPIA GRATUITA

Image by Gerd Altmann from Pixabay

redazione@lcpublishinggroup.it

SHARE