Tutti i dubbi sulle start up fai da te

La start up innovativa costituita senza notaio s’ha da fare. O almeno così ha deciso il ministero dello Sviluppo economico con un decreto, pubblicato in gazzetta ufficiale lo scorso 8 marzo, che permette la costituzione di società definite «start up innovative» nella forma della srl semplificata mediante la sottoscrizione di una modulistica standard e senza l’intervento di un notaio. La norma, contenuta nell’articolo 4,comma 10-bis, del decreto legge 3/2015 (il cosiddetto investment compact) e prevista anche dal ddl concorrenza (articoli 44 e 45), è però oggetto di critiche sia da parte dei notai sia da parte del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che l’ha definita «un varco formidabile aperto al crimine organizzato».

Eppure, nelle intenzioni del legislatore, il provvedimento avrebbe dovuto rispondere alle esigenze dei giovani startupper, spesso a corto di liquidità, concedendo a chi costituisce imprese ad alto potenziale innovativo di risparmiarsi i costi di un atto notarile. Una norma, quindi, che avrebbe dovuto favorire la competitività di questa tipologia di società. Ma c’è chi mette in dubbio che i suoi effetti saranno davvero questi. «È ovvio che i controlli preventivi – come quelli fatti da notai – sono un costo. Ma non farli rappresenta un finto risparmio, anzi un costo più subdolo perché arriva dopo», avverte il notaio Raffaele Viggiani.

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Gennaro Di Vittorio

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