Totis: “in azienda c’è una vera cultura del feedback”
Idee chiare e tanta determinazione. Sono gli ingredienti per il successo di Giorgio Totis (nella foto). Classe 1981, l’avvocato da maggio 2015 è compliance manager di Luxottica. Una decisione, quella di passare alla professione in house, maturata dopo anni di lavoro presso lo studio Clifford Chance, un’esperienza come consulente esterno dell’azienda che produce e commercializza occhiali e un ruolo da avvocato-manager in India.
La sua passione per il diritto in chiave business nasce ai tempi dell’università: “Dopo la maturità scientifica, avrei voluto iscrivermi a fisioterapia ma c’erano pochi posti e quindi feci anche il test per entrare alla facoltà di giurisprudenza della Bocconi e passai l’esame. Una casualità che si rivelò la mia fortuna”. L’avvocato studia diritto societario e mette le basi per il suo ingresso, anni dopo, nel dipartimento m&a dello studio Clifford Chance: “Lì ho avuto modo di assistere grandi multinazionali quotate e di lavorare con molti colleghi stranieri”.
Quando ha iniziato a lavorare per Luxottica?
Ho iniziato come consulente esterno nel giugno 2012. Luxottica si era rivolta a Clifford Chance perché aveva bisogno di una persona che supportasse l’avvocato Alessandro Nespoli – che all’epoca ricopriva il ruolo di senior attorney, affari legali Italia – nella stesura dei contratti, nelle questioni m&a e che fornisse, più in generale, pareri legali.
E dopo quell’esperienza da consulente?
Sono rientrato in Clifford Chance e sono partito per l’India come responsabile dell’area legale di una subsidiary a New Delhi dove coordinavo il lavoro di 60 avvocati indiani. Un’esperienza molto formativa che mi ha fatto acquisire quelle competenze manageriali che sono utili per il lavoro in house ma che in uno studio tradizionale difficilmente si ha occasione di apprendere.
Ed è stato in quel momento che ha maturato la decisione di passare alla professione in house?
Diciamo che avevo voglia di spendere le competenze acquisite come associate director e compliance manager in India. In Luxottica si era aperta una posizione e tutto è venuto da sé.
Di che cosa di occupa oggi?
Oggi mi occupo della compliance ed è un compito che mi piace molto perché c’è molta strategia e anche responsabilità. La sua carriera è stata costellata da cambiamenti… Per carattere sono una persona che ama i cambiamenti e le sfide. Mi piace mettermi alla prova, non accontentarmi ed eccellere in quello che faccio. Non ha senso acquisire competenze e poi non sfruttarle per fare un salto di carriera.
Qual è stato il momento più difficile della sua vita lavorativa?
Appena laureato ho fatto il primo mese di praticantato in un piccolo studio dove lavorava una professionista che mi trattava molto male. Mi criticava, diceva che non ero adatto a questo lavoro e tutto ciò mi aveva caricato di molte insicurezze. Poi però ho trovato nuovo slancio passando allo studio Manfredini.
E invece il momento più felice?
Sicuramente la nascita dei miei figli anche perché il mio socio di riferimento di allora capì l’importanza che quel momento aveva per me e mi diede il tempo necessario per viverlo assieme alla mia famiglia, creando intorno a me un ambiente lavorativo favorevole.
Avere dei figli pone dei problemi ulteriori di work life balance. Meglio il lavoro di studio o di in house da questo punto di vista?
In studio il tempo non viene gestito da te ma dai clienti e c’è molta schizofrenia e nevrosi perché il mercato è sempre più competitivo. Così succede che sai quando entri in ufficio al mattino ma non quando ne uscirai alla sera. In azienda, al contrario, c’è una grande attenzione per il benessere e la salute dei dipendenti. In Luxottica ci sono, ad esempio, molte attività per favorire il work-life balance dei dipendenti come un servizio di babysitter convenzionato con l’azienda che si fa carico in buona parte dei costi.
Quali altri vantaggi ha incontrato nel passaggio al lavoro in house?
Il fatto che ci siano dei criteri certi di progressione della carriera e che qui esista una vera cultura del feedback, cosa che manca in molti studi legali soprattutto domestici.
E per quanto riguarda la gestione del tempo di lavoro?
In azienda è tutto più semplice. Ci sono orari certi e anche in caso di lavoro extra lo si può gestire senza problemi da casa, senza l’obbligo di dover essere fisicamente in studio per non essere considerato uno scansafatiche.
C’è qualcosa che le manca di quello che faceva come avvocato di studio?
No. Continuo a occuparmi delle materie legali e seguo anche aspetti molto complessi. Forse l’unica cosa che mi manca un po’ è vedere la soddisfazione negli occhi del cliente quando riesci a portare a termine con successo un’operazione.
Che cosa consiglierebbe a un giovane avvocato che vuole fare il legale d’impresa?
Gli direi che i grandi gruppi stanno puntando sempre di più ad assumere i giovani appena usciti dall’università per farli crescere all’interno dell’azienda. E tuttavia io gli consiglierei comunque di fare prima un po’ di esperienza di studio e di frequentare il tribunale.
Un suo sogno lavorativo?
Continuare il mio percorso di crescita ed essere conosciuto da tutti come un bravo professionista per le mie competenze e la mia professionalità.