Tommaso Ghidini: «Quando gli avvocati vivranno sulla Luna…»

Il capo del dipartimento di ingegneria meccanica dell’Agenzia Spaziale Europea racconta il futuro dell’umanità e delle professioni sulla Luna. «Avvocati e banker vestiranno tute in polietilene contenenti acqua e idrogeno contro le radiazioni». Il domani del lavoro è nello Spazio. Ed è già tutto pronto

di michela cannovale

QUESTO ARTICOLO COMPARE SUL PRIMO NUMERO DELLE MONOGRAFIE DI MAG. CLICCA QUI PER SCARICARE GRATUITAMENTE LA TUA COPIA

Le trasformazioni vissute fino ad oggi dentro e fuori gli uffici hanno un merito fra tutti: quello di offrirci la certezza che altri infiniti cambiamenti sono ancora possibili. Certo, riuscire a prevedere quale forma e direzione questi cambiamenti prenderanno non è cosa facile, ma il mondo della scienza ci ha provato: ha esteso i limiti spaziali entro cui si muove il lavoratore contemporaneo per considerare le nuove frontiere in cui opererà in futuro. Frontiere non più terrestri, ma cosmiche.

Proprio le tecnologie che stanno rivoluzionando adesso il mercato del lavoro, d’altronde, sono le stesse che ci permetteranno a breve non solo di viaggiare nello Spazio, ma di viverlo. Di insediarci stabilmente sulla Luna, prima, e su Marte, poi. Ne è convinto anche Tommaso Ghidini, capo del dipartimento di ingegneria meccanica dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che, oltre a fornire supporto ingegneristico all’intera gamma di programmi e spedizioni spaziali in aree come il supporto alla vita nello spazio, l’ingegneria strutturale, la propulsione, la robotica e l’aerotermodinamica, sviluppa le tecnologie abilitanti per le missioni che avverranno in futuro. Secondo Ghidini, tutto è già pronto. Le esplorazioni degli astronauti ci hanno già rivelato che il nostro satellite è ricco di risorse minerarie, metalli preziosi, titanio, platino ed elio per la fusione nucleare e la produzione di energia elettrica. Che è ricco d’acqua, e acqua significa vita. E che, per queste ragioni, rappresenta la piattaforma di prova ideale per preparare il ben più complesso viaggio verso Marte. In questo nuovo spazio nello Spazio, i professionisti della giurisprudenza e della finanza avranno un ruolo fondamentale, pur non vestendo più in giacca e cravatta come siamo abituati a vederli.

Ma perché dovremmo volerci spostare su un altro pianeta?

Di buoni motivi ce ne sarebbero tanti. In breve, perché è possibile. Ma anche perché l’essere umano è esploratore. Perché ha sete di verità. Perché da troppo tempo si domanda se esista un’altra forma di vita.

Lei crede che esista?

Le rispondo con una domanda: quanto è presuntuoso pensare di essere gli unici ad abitare la vastità dell’Universo? Di essere l’unica forma di vita, oltre che l’unica forma di anima esistente?

Ma quanto spazio c’è nello Spazio?

Prima di tutto bisogna dire che lo Spazio che possiamo vedere non è che il 5% di ciò che esiste nell’Universo. Già questo è sconcertante: tutta la realtà che noi vediamo è minuscola, noi siamo minuscoli! Per quanto riguarda la dimensione, basti pensare che, se fossimo in grado di viaggiare alla velocità della luce, impiegheremmo duecentomila anni per uscire dalla nostra galassia e due milioni e mezzo di anni per raggiungere Andromeda, la galassia subito dopo la nostra. Insomma, difficile parlare davvero di misure…

Tommaso Ghidini

Consideriamo solo Marte allora. Quanto spazio occupabile c’è e quali caratteristiche ha il Pianeta Rosso?

La dimensione del diametro di Marte è pari a poco più di metà di quello terrestre.Sul pianeta non c’è campo magnetico, il che vuol dire che l’aria non è respirabile e che le radiazioni sono fortissime. Il sole inoltre arriva in maniera molto debole. Si tratta, in sostanza, di un enorme deserto ghiacciato con fortissime tempeste di sabbia, un effetto serra fuori controllo e un’atmosfera costituita principalmente da anidride carbonica. Detto ciò, non dimentichiamoci che nel 2015 il satellite europeo Mars Express ha svelato al mondo intero la presenza di acqua liquida e salata nel sottosuolo marziano: un lago di venti chilometri quadrati a cinque chilometri di profondità. Questo significa sali minerali, quindi nutrienti per molte forme di vita.  

E la Luna?

Anche la Luna è un ambiente poco ospitale: ci sono forti radiazioni, gravità ridotta, assenza totale di Natura. Ciononostante, contrariamente a Marte, la Luna è nettamente più vicina alla Terra (solo venti ore di viaggio contro i due anni e mezzo che ci vogliono per raggiungere il Pianeta Rosso!) e si presenta come un ambiente di prova perfetto per l’essere umano.

Un ambiente di prova perfetto per cosa?

Per stabilire un insediamento permanente, ovviamente!

Che forma avrà questo insediamento?

L’ESA e la NASA hanno calcolato che è sufficiente una colonia di un milione di persone per costituire il punto di partenza per un insediamento stabile e indipendente oltre la Terra. Inizialmente si tratterà di una specie di campeggio, ma saremo progressivamente sempre più stabili con infrastrutture, strutture, strumenti, cibo.

Tra quanto tutto ciò potrebbe succedere?

Se tutto va secondo i piani, la Lunar Gateway – la nuova stazione spaziale orbitante attorno alla Luna – sarà pronta per l’allunaggio nel 2028. Sarà il nostro cancello sull’Universo, una sorta di casello da cui partirà la costruzione della prima base per la residenza sulla Luna e da cui passeranno anche le navi in viaggio per Marte, su cui potremo verosimilmente atterrare e iniziare a stabilirci a partire dal 2040.

Ma per vivere su un altro pianeta avremo pur bisogno di una casa per dormire, di un ufficio per lavorare… Come li costruiremo?

Allora, partiamo dalle basi: bisogna innanzitutto avere un approccio ingegneristico completamente nuovo, basato sull’utilizzo delle risorse in situ e sul riciclo sistematico, anche perché è impossibile (da un punto di vista sia logistico che economico) pensare di riuscire a dare a chi parte dalla Terra tutto quello di cui avrà bisogno una volta a destinazione. Gli edifici verranno costruiti utilizzando la regolite (la sabbia marziana e lunare): le stampanti 3D (queste sì, portate dalla Terra) stamperanno strati sottili di regolite che fungeranno da mura esterne di alloggi e uffici. Il riciclo, invece, sarà fondamentale per la costruzione di utensili e attrezzature.

Cosa ricicleremo?

Le fonti più immediate di plastica e metallo saranno i moduli utilizzati per l’atterraggio sul nuovo pianeta, che al termine del viaggio non saranno altro che “spazzatura planetaria”. Ma questo non basterà: anche urina e sudore verranno riutilizzati e trasformati in acqua potabile, mentre i rifiuti solidi saranno utilizzati per produrre metano.  

Come facciamo a sapere che questo sarà sufficiente per ricostruirci una vita?

Semplicemente perché lo abbiamo già fatto. Abbiamo realizzato una fedele riproduzione della base lunare sul ghiacciaio di Zermatt, che è l’ambiente più rappresentativo di un contesto sfidante come può essere quello lunare o marziale, dove undici università (tra cui il Politecnico di Milano) stanno sviluppando e testando molte delle tecnologie chiave per l’insediamento sulla Luna e su Marte.

Ok, abbiamo costruito una casa. Abbiamo costruito pure un ufficio. A questo punto come ci muoveremo da una parte all’altra?

Vista l’assenza di atmosfera, bisognerà muoversi respirando sempre in una sorta di scafandro. Gli spostamenti veri e propri avverranno in due modi: all’interno di esoscheletri e supporti corporei in grado di potenziare le capacità fisiche in un ambiente in cui non c’è gravità, oppure mediante veicoli fuoristrada simili ai rover usati dai primi astronauti che esplorarono la superficie lunare nel 1971.

Ci saranno delle strade, quindi?

Sì, ma una delle ipotesi che stiamo valutando è quella di scavare dei tunnel sotterranei che saranno innanzitutto esplorati da robot per capire se sono effettivamente percorribili.

Perché parla di esoscheletro? Quali effetti subirà il nostro corpo su un pianeta diverso dal pianeta Terra?

Da un punto di vista fisico, l’impatto di uno spostamento di questo tipo sarà devastante. Le forti radiazioni lunari e marziali aumenteranno il rischio di malattie neoplastiche e avranno effetti collaterali sul sistema nervoso centrale, sulla vista, sul sangue. La gravità ridotta o assente porterà alla perdita di massa ossea e muscolare e ridurrà l’attività cardiovascolare e la capacità di rimarginazione delle ferite. Per non parlare degli effetti sulla psiche legati al lungo isolamento in un ambiente ostile dove non c’è Natura.

Si spieghi meglio…

Il rischio di un danno a livello psicologico è sicuramente quello più insidioso. Ci troveremo distantissimi dalla Madre Terra, e quindi dai nostri cari, in un ambiente nuovo, avverso. A questo si aggiunga il deterioramento delle performance fisiche, che sarà causa di un abbattimento morale non da poco. L’intelligenza artificiale sarà però fondamentale per creare un supporto psicologico: per i primi residenti dello Spazio stiamo già lavorando sullo sviluppo di ologrammi in grado sia di riprodurre la voce e l’immagine di parenti e amici rimasti sulla Terra, sia di ricreare la Natura là dove questa – insisto su questo punto – non esiste.

E i problemi fisici come li risolveremo?

In primis sviluppando farmaci per curare l’osteoporosi anche nello Spazio, così come già facciamo per gli astronauti che trascorrono mesi dentro le nostre navicelle. La perdita della muscolatura può essere risolta con l’esercizio fisico. Per quanto riguarda le radiazioni, invece, abbiamo progettato delle tute spaziali con sacche d’acqua per proteggere gli organi che producono sangue, più sensibili al danno nucleare.

Mi sta dicendo che avvocati e banker non potranno più vestirsi eleganti per i loro appuntamenti?

Diciamo che non vestiranno più in giacca e cravatta come siamo abituati a vederli. Avranno comunque una sorta di completo, più probabilmente una tuta in polietilene, contenente acqua e idrogeno contro le radiazioni. Queste stesse tute, poi, integreranno delle tecnologie per il monitoraggio della salute e dello stress e saranno estremamente personalizzabili, cambiando forma e colore per rispondere alle esigenze ambientali.

Cos’altro caratterizzerà la giurisprudenza e la finanza nello Spazio?

Saranno le stesse discipline di oggi, ma alla decima, perché avranno la potenza dell’intelligenza artificiale a supporto costante per tutte le faccende standard. Così, avvocati e banker potranno concentrarsi sulla vera essenza del loro lavoro.

E i loro uffici?

Tutti gli uffici saranno all’interno di edifici alimentati dalla potenza nucleare prodotta attraverso le risorse minerarie presenti in grandi quantità sui pianeti, come metalli preziosi, titanio, platino ed elio-3. La capacità di connessione tra i lavoratori sarà chiaramente straordinaria e le informazioni saranno contenute in una banca dati multiplanetaria.

Multiplanetaria?
Sì, perché avremo a che fare con discipline legali e finanziarie specifiche per ciascun pianeta, ma tutte interconnesse; quindi, la capacità di apprendere sarà estrema.

Interessante. E poi?

E poi ci sarà una presenza preponderante di intelligenza artificiale e di realtà virtuale che riprodurranno scene familiari, terrestri, con grafici e immagini altamente interattive.

Niente male…

Mi sembra il minimo. Visto che l’ambiente esterno non sarà accogliente né sulla Luna né su Marte a causa dell’assenza di Natura (perlomeno finché non sarà possibile terraformare entrambi i pianeti!), quello interno dovrà per forza essere confortevole.

E la pausa pranzo? Cosa si mangerà?

Cibo prodotto in situ. Da un lato avremo coltivazioni di verdure cresciute interamente nello Spazio, alimentate con luce artificiale e con sistemi idro e aeroponici; dall’altra avremo carne sviluppata in laboratorio. Ci abbiamo già provato: abbiamo stampato una bistecca in 3D nella nostra stazione lunare!

Usando cosa?

Cellule staminali animali. A questo proposito, faremo anche grande uso di cellule staminali umane. Non per la pausa pranzo, è chiaro, ma a livello medico, per riparare tessuti e ossa nel caso fosse necessario. E anche questo lo abbiamo già fatto: un consorzio guidato dall’ESA ha stampato in 3D il primo lembo di pelle e pezzo di osso umano per applicazioni spaziali. D’altra parte, dobbiamo abituarci all’idea che il cordone ombelicale con la terra sarà tagliato completamente e che la medicina rigenerativa diventerà necessaria.

Su cosa lavoreranno, secondo lei, i primi avvocati e banker sulla Luna?

Bisognerà creare da zero un intero sistema normativo, quindi di lavoro ce ne sarà. Visto che l’insediamento sarà composto di almeno un milione di persone, è facilmente immaginabile che ci saranno dei criminali, e quindi dei tribunali. Allo stesso tempo, ci saranno dei dati – anche finanziari – da gestire e proteggere. E poi, vuole che in un insediamento non nascano delle relazioni? A un certo punto avremo pure il primo bambino nato sulla Luna o su Marte, e dunque avremo bisogno non solo di avvocati e professionisti della finanza, ma anche di medici e insegnanti.

Il primo bambino nato su Marte… È un pensiero seducente, ma non riesco proprio a immaginarmelo. Che aspetto avrà?

Completamente diverso dal nostro, credo. A causa dell’assenza di forza di gravità, soprattutto se nascesse su Marte, potrebbe avere una struttura ossea, muscolare e cardiovascolare molto fragile. E poi potrebbe essere sviluppato molto in altezza… O, meglio, in lunghezza. A dirla tutta, è verosimile che sia talmente allungato ed esile da piegarsi su se stesso.

Difficile che assomigli ai genitori allora…

È questo il punto. Con tutta probabilità vivremo una fase della Storia in cui all’homo sapiens, genitore, si affiancherà l’homo martianus, figlio. Un figlio che non sarà neanche in grado di vivere sulla Terra, perché la gravità lo stritolerebbe. Insomma, arriveremo a un punto in cui […]

QUESTO ARTICOLO COMPARE SUL PRIMO NUMERO DELLE MONOGRAFIE DI MAG. CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE SCARICANDO GRATUITAMENTE LA TUA COPIA

michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

SHARE