Solo il 24% delle imprese non è interessato all’economia circolare

L’Italia è pronta per l’economia circolare, nuova parola d’ordine che sta progressivamente sostituendo la più generica sostenibilità ambientale? E quale potenziale potrebbe esprimere nel nostro Paese la transizione verso questo modello produttivo? Domande di assoluta attualità a cui ha cominciato a dare risposte la prima edizione del Circular Economy Report, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

Il 62% delle aziende intervistate ha implementato almeno una pratica di Economia circolare o ha giocato un ruolo di supporto ad altre imprese nelle loro iniziative circolari (10%). Nel restante 38%, il 14% ha già chiara la volontà di adottare almeno una pratica di economia circolare nel prossimo triennio, mentre solo il 24% del totale si è dimostrato indifferente al tema. Cifre che potrebbero destare un cauto ottimismo. In realtà, proprio le imprese più attive sono le prime a riconoscere che la strada da fare è ancora lunga. Il settore “Resource & Energy Recovery” è quello che attualmente si colloca in posizione migliore rispetto agli altri, mentre le aziende dell’“Automotive” appaiono (e si percepiscono) come maggiormente legate a logiche di tipo lineare all’interno dei propri processi.

Quanto ai tipi di attività, dallo studio emerge che si è adottato soprattutto il “Design for Environment” (intervenire sul ri-disegno dei prodotti e dei processi è il primo fondamentale tassello), mentre solo circa un terzo delle aziende ha introdotto pratiche relative al “Design for Remanufacturing/Reuse” e ben poche sono arrivate sino al “Design for Disassembly” e soprattutto alla messa in atto di sistemi di “Take Back”, ossia di recupero delle materie e dei componenti dai clienti finali. Siamo ben lontani quindi dal poter affermare che in Italia (per lo meno nei settori presi in esame) sia diffusa l’economia circolare, anche se il processo di trasformazione si è messo in moto.

Gennaro Di Vittorio

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