Soffitto di cristallo – Wyser: “Nell’ultimo anno si è persa un’occasione”
Il brand di Gi Group, si interroga sui cambiamenti che hanno interessato il mondo del lavoro lo scorso anno e dell’impatto sul fenomeno del glass ceiling.
Wyser ha indagato come e se gli ultimi 15 mesi abbiano influito sulla risoluzione del soffitto di cristallo. Dalla survey emerge un quadro ben preciso: se per il 70% degli intervistati l’ultimo anno è stata un’opportunità sprecata per il raggiungimento della parità professionale tra i generi, l’80% dichiara che l’azienda per cui lavora non ha previsto alcuna misura per ridurre il gender gap.
I dati rilevati dimostrano come il soffitto di cristallo sia un fenomeno tuttora persistente nel mondo del lavoro, con evidenti ripercussioni culturali.
Alla domanda “Oggi a cosa associa il soffitto di cristallo” 1 su 5 ha risposto “all’assenza delle donne nelle posizioni decisionali e di potere”, mentre circa 1 su 4 “a stereotipi e pregiudizi che popolano i luoghi di lavoro”. Tale dato, insieme al fatto che “l’impossibilità di sfogare lo stress e la tensione” nei periodi di lockdown e social distancing ha avuto l’impatto più grave sulla vita professionale di oltre la metà dei partecipanti alla survey, dimostra come quello del soffitto di cristallo sia un problema innanzitutto culturale e che lo smart working non rappresenti, in assenza di altre misure e politiche, un mezzo sufficiente per combattere le diseguaglianze di genere.
Contrariamente al lavoro da remoto, la flessibilità oraria si conferma la misura prioritaria nel supportare una donna lavoratrice, come già emerso nella survey del 2020.
Per quasi il 70% degli intervistati , infatti, la gestione elastica degli orari d’ufficio rappresenta uno strumento efficace per le professioniste che hanno o che vorrebbero avere una famiglia. Inoltre è anche un aspetto che fa la differenza nella ricerca di nuove opportunità di carriera: quasi la metà dei partecipanti alla survey la considera un aspetto fondamentale per accettare una nuova offerta di lavoro, seguita dalla vicinanza a casa e da un sistema di welfare efficiente, confermando ancora una volta come lo smart working non rappresenti da solo la soluzione.
“Quella della parità di genere è una questione che riguarda tutti, non solo le donne che lavorano […]: appare chiaro che lo smart working da solo non possa risolvere quello che è innanzitutto un problema culturale con risvolti sociali ed economici – commenta Carlo Caporale, amministratore delegato di Wyser Italia –. Dall’indagine che abbiamo condotto emerge che per quasi il 40% degli intervistati le società di ricerca e selezione possono intervenire sul tema attraverso strumenti di selezione e assessment obiettivi”.