Smart working, esperienza positiva per il 65% degli italiani

Il 65% di coloro che hanno lavorato da remoto sostengono che sia stata un’esperienza positiva. Ma questo non significa aver lavorato e/o prodotto di meno: per il 39% dei lavoratori il workload è addirittura aumentato. Questi sono alcune delle tendenze emerse dall’Istituto Noto Sondaggi su un campione di lavoratori che ha adottato la formula dello smart working.

Ad aumentare è anche la gratificazione personale, «perché nel 44% dei casi esaminati è cresciuto il tempo dedicato a famiglia, relazioni e affetti, così come alla cura personale. Tutto ciò – poter lavorare da soli riuscendo maggiormente a concentrarsi – secondo il 65% lavoratori ha influito positivamente sui propri risultati professionali contro il 25% che invece ha fornito un giudizio negativo», spiega il direttore dell’istituto Antonio Noto su Il sole 24 ore.

Fra stress e tranquillità 

Lavorando da casa il 24% ha accusato maggiore ansia e stress (dato che è maggiore nelle donne rispetto agli uomini), mentre il 22% sostiene di aver avuto difficoltà organizzative. Però, nel complesso, il 34% di coloro che valutano questa esperienza come positiva, sottolineano proprio il fattore tranquillità. Non solo, nel 28% dei casi il risparmio di tempo e denaro per gli spostamenti è un grande valore aggiunto, mentre la maggiore libertà rispetto alle relazioni nell’ambiente dell’azienda ha rappresentato nel 19% dei casi un vero plus.

In sintesi, tornare indietro sembra impossibile: secondo il 72% degli intervistati lo smart working dovrebbe essere una scelta sempre possibile, da far diventare stabile anche quando l’emergenza sanitaria sarà superata. Questo però a condizione di avere un orario flessibile che consenta l’organizzazione della giornata. Anche a patto di retribuiti con premi variabili di produzione (47%) legati ai risultati conseguiti, anziché con il pagamento degli straordinari.

 

Gennaro Di Vittorio

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