Si fa presto a dire general counsel

Uno, nessuno e centomila. Il general counsel è un legittimo erede di Vitangelo Moscarda, il protagonista del famoso romanzo pirandelliano che si interrogava sulle sue molteplici identità.

È “uno” in quanto è spesso chiamato a occuparsi di tutti gli affari legali del gruppo e a risponderne direttamente davanti all’amministratore delegato. A volte lo fa avvalendosi del supporto di un team, altre, nei casi di aziende di piccole dimensioni, delle sue sole forze. In entrambi i casi si tratta di un manager che, per competenze multidisciplinari e visione globale del gruppo, prende decisioni su questioni delicate, quali la compliance e la legalità, e di sviluppo aziendale, sostenendo il management nella selezione degli investimenti più adatti a una crescita sana e tutelata del business. «Le aziende hanno bisogno di un punto di riferimento unico che fornisca supporto legale e strategico alle più alte funzioni del gruppo così come hanno bisogno di un direttore vendite, un direttore marketing, un direttore acquisti», dichiara a MAG Tina Lombardi, manager di SSQ.

È “nessuno” invece per i gruppi che rinunciano al general counsel e assegnano le funzioni tipicamente affidate ai legali d’azienda a responsabili diversi e di pari livello, che, gerarchicamente, rispondono direttamente al ceo.

È infine “centomila” per quelle aziende per cui, in base anche alla dimensioni e al settore di attività, assume la responsabilità, oltre che degli affari legali, anche di altre funzioni.

Prima fra tutte la compliance. «Ci sono due tipi di compliance, quella che riguarda la conformità alla legge in senso stretto e quella che riguarda la conformità alle regole interne all’azienda. È giusto che il legale segua gli aspetti che hanno importanti risvolti giuridici, come la compliance sull’antiriciclaggio, il lavoro, la sicurezza o la privacy. Ci sono poi chiaramente alcune tipologie di società, quali banche e affini, per le quali la compliance ha una valenza preminente e per cui sono necessarie delle direzioni strutturate indipendenti, del tutto o in parte, dagli affari legali», commenta l’avvocato Enzo Pulitanò, presidente emerito, coordinatore didattico e componente del comitato scientifico della scuola nazionale di specializzazione per giuristi d’impresa dell’associazione italiana dei giuristi d’impresa (AIGI).

In altri casi, al legale viene affidata la funzione delle risorse umane, temporaneamente o per ragioni di contenimento dei costi. Recentemente Agostino Nuzzolo, general counsel di Tim è stato nominato ad interim responsabile human resources & organizational development della società a seguito delle dimissioni dell’ex capo delle hr Francesco Micheli. «Considerando che i rapporti di lavoro sono regolati dalla legge, ci sono diversi punti di contatto tra l’avvocato in azienda e il responsabile delle risorse umane. Accade anche che professionisti con un background legale siano assunti per ricoprire funzioni hr», spiega Carlotta Biasioli, recruitment consultant e head hunter di Laurence Simons.

Nelle aziende più grandi infine il general counsel ricopre anche ruoli più vicini alla corporate governance aziendale: segretario del consiglio di amministrazione, membro dell’organismo di vigilanza (ai sensi del d. lgs. 231/2001) o/e membro del management board.

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Gennaro Di Vittorio

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