Secondment sì, ma alla pari. Outsourcing prezioso, da allargare a nuovi servizi
Organizzare la direzione affari legali interna, stabilendo cosa tenere assolutamente in house e cosa invece affidare ai fornitori esterni, non è mai stato un compito semplice per i general counsel. Non lo è, ancor di più, nello scenario attuale, caratterizzato da improvvisi cambiamenti di paradigma, una velocità del business senza precedenti e una serie di sfide destinata a trasformare ulteriormente la professione legale. Nuovi operatori si fanno spazio sul mercato, i fornitori di servizi legali alternativi, mentre le tecnologie legali che si affinano diventano sempre più gettonate. In questo scenario, però, gli studi d’affari con la loro offerta di servizi rimangono l’interlocutore chiave dei direttori affari legali.
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La cosa più importante da fare, per chi è a capo di un ufficio legale – secondo Marco Reggiani, presidente di Stogit – è definire uno stile di leadership che valorizzi al massimo le risorse interne, abbracci l’innovazione e si apra all’uso degli strumenti tecnologici che aumentano l’efficienza della direzione legale. «Bisogna sapersi adattare al cambiamento», dice. I general counsel, a suo avviso, devono delineare un business plan basato sull’osservazione dei dati, che si intersechi con quello più generale dell’azienda, per avvicinarsi agli obiettivi strategici definiti dalla linea direttiva e per mettersi alla guida del cambiamento, piuttosto che subirlo.
È d’accordo sul punto anche Paolo Quaini, general counsel di Alitalia, che sottolinea, però, come l’attenzione a perseguire gli obiettivi di gruppo e la scelta di tracciare un business plan, arrivino con il tempo e l’esperienza. Per organizzare la direzione affari legali e il suo modus operandi, dichiara: «Non esiste una ricetta universale. Il giusto mix varia da azienda ad azienda, da settore a settore, dipende dalla cultura aziendale, dalle dimensioni e dalle ambizioni che le aziende hanno e dal momento storico che vivono». […]