Se non c’è il work life balance l’in house se ne va

I general counsel rifiutano le promozioni, ridimensionano il loro lavoro e chiedono permessi per seguire la famiglia. È quanto è emerso dalla ricerca condotta dal direttore dell’Associazione Corporate Counsel, Robin Myers, sul tema del work-life balance. Il motivo, secondo Myers è da ricercare nel fatto che “la cosiddetta generazione panino, quella di chi si prende cura allo stesso tempo dei propri genitori e dei propri figli, è combattuta tra il mantenimento di una carriera di successo e gli obblighi di una famiglia”.

Dalla relazione della Acc è emerso che un enorme 71 per cento degli intervistati ha preso un congedo per occuparsi dei bambini o dei familiari anziani e più di un quarto ha chiesto il trasferimento a un’altra mansione che gli consentisse di avere più tempo per dedicarsi alle responsabilità familiari. E tuttavia, fa notare l’esperto: “la perdita retribuzione comporta a sua volta uno stress enorme”.

Come affrontare perciò il problema del work life balance? “Servono più politiche aziendali di sostegno per i genitori e per chi ha parenti anziani di cui occuparsi. Bisogna esplorare nuove soluzione innovative come il job sharing, il telelavoro e tutto ciò che la tecnologia moderna rende possibile per facilitarci la vita. Ma soprattutto, è giunto il momento che i leader delle imprese si impegnino davvero per delle politiche di lavoro flessibile”.

 

 

Gennaro Di Vittorio

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