A Roma il Compliance Council 2021 di Leonardo
La sostenibilità è stato il tema di riferimento della quinta edizione del Compliance Council, l’iniziativa annuale promossa da Leonardo e in particolare dalla direzione guidata dal group genera counsel Andrea Parrella. L’evento si è tenuto a Roma e ha visto la partecipazione del top management del gruppo, di esperti, rappresentanti delle autorità di controllo, del mondo universitario e della magistratura.
La giornata, introdotta dall’ad Alessandro Profumo, ha rappresentato un’occasione per confrontarsi sui temi, sempre più centrali nelle aziende, della compliance. «La funzione compliance riveste un ruolo fondamentale e pervasivo perché concorre quotidianamente a proteggere e rafforzare quello che è l’asset di maggior valore per un’azienda: il suo buon nome, la sua reputazione. A questo è legata la fiducia di partner, clienti, fornitori, le nostre persone, l’opinione pubblica», ha dichiarato Profumo. «La gestione sleale del business e la mancata trasparenza si rivelano sempre un boomerang negativo per la reputazione. Ecco perché l’integrità è un valore assoluto, che appartiene all’etica personale oltre che prima ancora che a quella aziendale. La compliance ne è la diretta e chiara espressione», ha concluso l’ad.
Partendo dai valori, principali messaggi e contenuti che hanno ispirato e caratterizzato le quattro precedenti edizioni del Compliance Council, Parrella ha poi parlato dell’importanza di una compliance efficace, che sia in grado di tradurre i valori, la visione e la strategia dell’azienda in fatti concreti. Per farlo, Parrella ha portato gli esempi operativi. In particolare, ha presentato i risultati di una survey relativa agli effetti della pandemia sulle dinamiche commerciali e gli incarichi di business compliance e relativi all’aggiornamento del programma di compliance effettuato in azienda negli ultimi due anni (con una nuova procedura per la direttiva di gruppo sulla business compliance e la revisione delle linee guida e della direttiva sulla trade compliance). Le regole dunque vanno costantemente aggiornate e poiché rappresentano, dal suo punto di vista, la chiave per il successo dell’azienda, devono pervadere le diverse funzioni aziendali e assumere rilevanza per tutte le persone che lavorano nel gruppo, attraverso un processo di costante formazione.
Ad aprire il pomeriggio un primo panel di riflessione con il presidente della fondazione Med-Or Marco Minniti e il direttore generale di Lenardo Lucio Valerio Cioffi sul contesto globalizzato in cui operano le aziende, sempre più interconnesso e disintermediato. Un contesto che richiede alle aziende non solo estrema trasparenza sul proprio modus operandi, ma anche un impegno concreto nello sviluppo delle comunità locali. Due temi, questi ultimi, che sono stati anche l’argomento di discussione della tavola rotonda successiva che ha coinvolto il direttore affari legali e societari di Enel Giulio Fazio e il direttore affari legali e negoziati commerciali di Eni Stefano Speroni. I due giuristi d’impresa hanno portato l’esperienza delle rispettive aziende. In particolare, Speroni si è soffermato sui rischi connessi alla selezione dei partner nelle varie giurisdizioni e sull’importanza di adottare un approccio trasparente per avvantaggiarsi nelle relazioni con i clienti, gli azionisti e l’opinione pubblica. Fazio ha invece illustrato l’investimento dell’azienda sui valori etici e il rispetto dei diritti umani e parlato dei passi intrapresi dall’azienda sul fronte sostenibilità.
Si è passati poi a trattare il sistema anticorruzione e il modello 231. «Prevenire il reato – ha ricordato il presidente di Leonardo Luciano Carta – è un beneficio innanzitutto per l’impresa. Non soltanto perché se essa dimostrerà di aver adottato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo al mitigare il rischio-reato, potrà godere di una piena esclusione della responsabilità. Oppure di una attenuazione delle sanzioni nel caso tale adempimento sia intervenuto successivamente alla contestazione del delitto. La prevenzione del reato è anche, e soprattutto, un beneficio, perché l’impresa virtuosa si presenta sul mercato con caratteristiche di competitività».
Nel pomeriggio si è anche discusso di regole ed etica, due elementi cardine per uno sviluppo sostenibile. Non esiste strategia senza controllo, emerge dal panel, e senza strategia non c’è nemmeno futuro. La compliance, dunque, non è un legaccio, ma uno strumento di empowerment. In chiusura si è riflettuto sulle sfide e le opportunità dell’era post Covid, focalizzandosi sulle risorse umane e sul successo sostenibile, che si può ottenere solo coinvolgendo le persone.
Complessivamente, alla quinta edizione del Compliance Council hanno partecipato oltre 200 persone in presenza. I lavori sono stati inoltre seguiti, in collegamento streaming da 24 Paesi, da circa 900 persone, compresi i rappresentanti del top management di 36 società del gruppo.