Rivendicare il diritto di essere papà con il congedo obbligatorio

Cinque giorni per imparare a fare i papa?. E? quanto ha deciso, nei giorni scorsi, la commissione bilancio della Camera che, con un emendamento alla legge di Stabilita?, ha aumentato i giorni previsti per il congedo obbligatorio di paternita?, portandoli da due a quattro (piu? uno facoltativo).

Un magro risultato per chi sperava nella formulazione iniziale che prevedeva 15 giorni, retribuiti all’80% dello stipendio, da sfruttare nel primo mese di vita del bambino. Eppure un grande salto rispetto al giorno simbolico introdotto nel nostro Paese dalla legge 92/2012 e in scadenza a fine anno.

Il nuovo congedo obbligatorio sara? attivo in forma “ridotta” a partire dal prossimo anno. Dal 2017 tutti i papa? potranno, infatti, usufruire di due giorni da utilizzare nei primi 5 mesi del bambino. Dal 2018 i giorni passeranno invece a 5 di cui 4 obbligatori e uno facoltativo e alternativo ai giorni di congedo materno.

L’emendamento, proposto da Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati Pd, ha incontrato molti favori ma anche qualche opposizione, soprattutto per il carattere dell’obbligatorieta?. Ogni giorno obbligatorio – ha spiegato la deputata in un’intervista – costa infatti allo Stato 10 milioni di euro, contro gli 1,3 di quello facoltativo.

Ma a creare resistenza verso la misura, al di la? della copertura finanziaria, hanno concorso anche motivazioni culturali. Secondo gli ultimi dati Inps disponibili, nel 2011 su 263.786 congedi parentali facoltativi in Italia, solo 31.905 sono stati goduti dai papa?. Una cifra decisamente bassa che risente anche, dicono le statistiche, della sottile disapprovazione sociale che continua a investire i papa? che chiedono di accedere al congedo.

L’emendamento proposto da Di Salvo che introduce, per la prima volta, l’obbligatorieta? del congedo punta quindi a scardinare i pregiudizi sociali e ad aiutare i padri che faticano ancora a rivendicare cio? che e? gia? un loro diritto.

Gennaro Di Vittorio

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