Regolazione dell’AI: ci pensano i giuristi di AIRIA
Carmelo Fontana, in house counsel di Google e fondatore dell’associazione: «Abbiamo voluto creare un luogo in cui condividere insieme informazioni, conoscenze e opinioni che riguardano queste nuove tecnologie»
AIRIA, l’Associazione Regolazione Intelligenza Artificiale formata da giuristi, manager ed esperti di regolazione provenienti dal mondo delle imprese, delle professioni legali e dall’accademia con esperienza nel settore della ricerca teorica e applicata, è nata a febbraio 2024 con l’intento di promuovere un dibattito informato volto alla regolazione dell’Intelligenza Artificiale (AI). Fra i suoi soci compaiono professionisti come Carmelo Fontana, senior regional counsel di Google (presidente, in foto); Marta Colonna, general counsel di PagoPA (vice presidente); Matteo Colombo, presidente di AssoDPO, ceo di Labor Project (socio fondatore); Domenica Lista, responsabile organi sociali e governance, segretaria cda di Leonardo (socio fondatore); Massimiliano Masnada, partner di Hogan Lovells (socio fondatore); Massimiliano Pappalardo, partner di Ughi e Nunziante (Socio fondatore) e Edoardo Raffiotta, professore di Diritto Costituzionale all’Università Bicocca di Milano, counsel di LCA (socio fondatore).
La redazione di Inhousecommunity ha incontrato Carmelo Fontana per capire gli obiettivi dell’associazione e la direzione che prenderà nel prossimo futuro. Ecco cosa ci ha detto.
Da cosa nasce il bisogno di costituire Airia?
Ci siamo costituiti per promuovere un dibattito informato sui temi che riguardano l’AI e in particolar modo la sua regolazione e i temi legali e di public policy ad essa legati. Abbiamo voluto creare un luogo in cui condividere insieme informazioni, conoscenze e opinioni che riguardano queste nuove tecnologie. Una opportunità per dibattere e diffondere queste idee attraverso incontri tra i soci ed eventi aperti al pubblico. L’idea è quella di lavorare insieme a iniziative di divulgazione, confronto, condivisione, pubblicazione di articoli, punti di vista su normative in via di discussione, implicazioni sociali e di impatto economico, anche tramite la creazione di gruppi di lavoro che possano focalizzarsi su tematiche specifiche.
Quando avete iniziato a capire di volervi costituire in associazione?
Con gli altri soci fondatori, abbiamo cominciato a incontrarci da novembre dell’anno scorso. Poi, con l’occasione del World AI Cannes Festival di febbraio 2024, abbiamo accelerato i tempi per costituirci come vera e propria associazione.
E che cosa vi siete detti a Cannes?
Il nostro panel si intitolava “Regolamentare la prossima rivoluzione industriale. Come orientarsi nel panorama in evoluzione tra approccio basato sul rischio, nuove regole, autoregolamentazione, iniziative internazionali e sfide etiche”. Abbiamo utilizzato questo momento per fare una riflessione sull’AI e sulle sue implicazioni economiche e sociali. Ad esempio, insieme ai vari ospiti che rappresentavano il mondo delle imprese, abbiamo parlato di come questa tecnologia stia già trasformando la competizione fra le aziende e di come a breve potrebbe diventare un elemento trasversale a tutti i settori economici.
Si spieghi meglio…
Parafrasando, la vera sfida sarà saper integrare l’AI nelle aziende, condizione necessaria per poter rimanere sul mercato, in maniera utile, intelligente e responsabile. Verosimilmente, l’adozione dell’AI diventerà uno standard operativo imprescindibile in certi settori. Ed è qui che il ruolo della regolazione sarà centrale: dovremo adottare un apparato di norme “intelligenti” che, attraverso un approccio risk-based (cioè con livelli di regolazione progressiva in base al rischio), sarà sia presidio di sicurezza ed equità per i diritti dei cittadini, sia strumento essenziale per creare fiducia e affidabilità nei confronti dell’AI quale risorsa per tutta la società.
Quali sono i prossimi appuntamenti dopo Cannes?
Stiamo organizzando la prima assemblea annuale con tutti i soci a maggio. Ma ci saranno anche eventi online riservati agli iscritti sui servizi che offre l’associazione (parlo di servizi come studio, ricerca, divulgazione). Parleremo poi di pratiche commerciali scorrette, di operatori del digital e industriali e di come l’AI, ben oltre l’AI Act, sia destinata a impattare su normative e istituti giuridici per come li conosciamo oggi, dalla proprietà intellettuale, alla concorrenza, dalla privacy al diritto del lavoro: praticamente in tutti i settori industriali e giuridici. Il tutto per dimostrare che questa tecnologia, quando regolata correttamente, può avere vantaggi incalcolabili.
Il vostro dibattito si muove fianco a fianco con gli enti regolatori nazionali e sovranazionali?
Reputiamo di essere un interlocutore particolarmente qualificato e attento alle istanze di tutti gli stakeholder rilevanti per questa tecnologia. I regolatori, le istituzioni, le autorità indipendenti, le agenzie governative stanno effettivamente creando dei canali di confronto con le parti sociali e, come associazione di esperti della materia, non vediamo l’ora di partecipare al dibattito e fornire idee, nel rispetto del nostro ruolo. Ovviamente, in un mondo ideale, il dibattito sulla direzione di una tecnologia così importante deve essere massimamente aperto e inclusivo, e con questa cifra ci sforziamo di ragionare insieme a chiunque si voglia confrontare con noi.
Chi può entrare a far parte di Airia?
Possono diventare soci tutte le persone che sono interessate a studiare questa materia, tra cui avvocati, giuristi e tecnici, ma anche studiosi di altre discipline che vogliono comprendere i vantaggi e le complessità del gigantesco mondo dell’AI e della sua regolamentazione. Per il momento siamo una cinquantina di iscritti e abbiamo voluto favorire la partecipazione a titolo individuale. Le società e gli altri enti giuridici, comunque, possono partecipare come soci sostenitori.
Qual è la sua personale idea sull’Intelligenza Artificiale?
Non ho dubbi che faccia parte della famiglia della general purpose technology e che, in quanto tale, funga da motore di cambiamento che influenzerà sempre più profondamente l’intero sistema economico globale, facilitando l’evoluzione e la crescita della società. E lo dico con la consapevolezza, peraltro, che l’AI non sia una semplice moda del momento, ma abbia il potere di cambiare davvero la nostra esistenza, il modo in cui comunichiamo, produciamo, facciamo ricerca e sviluppo. La vera magia dell’AI, infatti, non sono le chatbot – che tuttavia hanno il merito di aver consentito al grande pubblico di vedere e conoscere le potenzialità dell’AI – ma tutte le innumerevoli applicazioni che di questa verranno fatte da parte del mondo della scienza e dell’industria nel giro di poco tempo.
Ed è qui che arriva Airia…
Esattamente. Airia arriva qui perché nasce dall’esigenza di avere un dibattito informato su tutto ciò che proviene dall’AI, e riconoscere i valori e i principi cui si devono ispirare le norme che la regoleranno.
Quali sono questi valori?
Innanzitutto sicurezza e utilità, in quanto da un lato dobbiamo fare in modo che il progresso prosegua, e dall’altro consentire all’evoluzione di inserirsi in binari precisi che assicurino benessere sociale, diritti e sicurezza.