Recruitment: digital skills le più richieste, le donne sono indietro

Secondo i dati del World economic forum solo il 28% delle donne italiane sono impiegate nei settori legati all’IT, ambito in cui si registra un aumento di assunzioni medio, in Italia, del 22%

Le donne italiane sono meno preparate degli uomini sulle competenze digitali. Lo afferma il 45% dei responsabili delle risorse umane intervistati per la ricerca promossa da Linkedin e pubblicata nel rapporto Recruiter Sentiment Italia 2019.

Lo studio mette in risalto i recenti trend relativi ai livelli di assunzione in Italia e la sicurezza percepita dai responsabili nel trovare i candidati giusti per i posti di lavoro disponibili sul mercato italiano. Le competenze più richieste in ambito tecnologico sono quelle di coding (15%), capacità di utilizzo del pacchetto office (14%), uso dei social media (12%), web design (11%) e analisi dei dati (10%).

Solo il 25% degli addetti al recruitment interpellati hanno affermato che le donne sono digitalmente più preparate degli uomini. In ogni caso, a essere impiegate nei settori legati alle intelligenze artificiali, secondo i dati del World economic forum, sono solo il 28% delle italiane. Un numero che fa riflettere se si pensa che quello delle Ai è il settore con i più ampi orizzonti di crescita per quanto riguarda le offerte di lavoro nei prossimi anni.

I settori in cui le competenze digitali e informatiche sono più richieste sono la finanza (93%), l’amministrazione (90%), travel (85%) e sanità (83%).

A livello generale e secondo il campione si registra comunque un aumento delle assunzioni in Italia (+22%). L’incremento tendenziale di occupazione viene spiegato così dal campione: il 57% ritiene che sia dovuto alla crescita generale del business in Italia, il 48% pensa che ci siano candidati con le competenze adatte, il 39% dice che è dovuto alle necessità specifiche dei singoli settori industriali e il 35% crede che ci sia una maggiore quantità di posizioni aperte rispetto agli anni precedenti. In ogni caso, la maggior parte degli intervistati (52%) ha percepito una numero maggiore di candidati rispetto ai ruoli scoperti.

Tra il 10% dei recruiter che rilevano una contrazione delle assunzioni, il 40% pensa che mancano talenti disponibili, il 37% dà la colpa a un calo globale del business, il 30% pensa che manchino strumenti di selezione adeguati o che ci siano processi di recruitment troppo lunghi e complessi.

Dopo il settore manifatturiero, trainante nelle assunzioni secondo il 49% dei recruiter intervistati, è il settore tecnologico legato alla produzione di software quello che offre la maggior parte delle posizioni aperte. Lo ha infatti indicato il 45% del campione, seguito dal comparto tech sui servizi (44%) e dal food & beverage (37%).

Tra i settori in cui si è rilevata maggiore difficoltà a trovare candidati idonei, al primo posto c’è l’area di banking & finance (32%), seguito dall’IT legato alla produzione di hardware (30%), istruzione, media e comunicazione e sanità hanno ricevuto il 29% delle risposte.

La ricerca Recruiter Sentiment è stata svolta dalla società Third-party Coleman Parkes per Linkedin su un campione di oltre 300 responsabili delle risorse umane in aziende e agenzie di lavoro provenienti da sei regioni d’Italia (Lombardia, Lazio, Piemonte, Sicilia, Campania e Toscana) e attivi in otto settori industriali (automotive, banking & finance, accoglienza, software & IT, manifattura, sanità ed educazione).

Gennaro Di Vittorio

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