Rating di legalità: sempre più aziende chiedono all’Antirust il “bollino di qualità”

Sempre più imprese si rivolgono all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) per ottenere il cosidetto rating di legalità, una certificazione introdotta dal parlamento nel 2012 per dimostrare l’affidabilità di un’impresa. Secondo i dati forniti dall’Antitrust, nel 2015,  le richieste sono infatti triplicate, passando dalle 441 dello scorso anno alle attuali 1.514. Mentre sono saliti da 251 a 1.382 (+450%) i casi chiusi dall’Autorità e da 183 a 1.083 i rating attribuiti. Salgono infine anche i “no”, passati dai 6 del 2014 ai 66 del 2015.

Tra le ragioni che spingono le imprese a cercare di ottenere la certificazione c’è il fatto che il rating di legalità è uno dei criteri tenuti in considerazione in sede di concessione di finanziamenti, tramite bando, da parte delle pubbliche amministrazioni. Inoltre, negli ultimi anni, anche le banche hanno inserito il rating tra i criteri che le aziende devono rispettare per avere accesso al credito. Infine, secondo la stessa Autorità, la crescita delle domande sarebbe collegata anche a “un’evoluzione da parte del sistema industriale italiano, che sempre più riconosce nella trasparenza e nel rispetto delle regole uno strumento di sviluppo e competitività”.

Il rating di legalità può essere assegnato alle imprese che ne fanno richiesta purché abbiano un fatturato superiore ai due milioni di euro e possiedano una serie di requisiti. Tra questi ci sono, ad esempio, l’assenza di precedenti penali o tributari a carico del titolare e dei dirigenti dell’azienda e l’assenza di condanne per illeciti nei due anni precedenti. Inoltre, l’azienda deve effettuare tutti i pagamenti e le transazioni superiori ai mille euro attraverso strumenti tracciabili. 

 

 

Gennaro Di Vittorio

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