Quarantena, per i general counsel business as usual
Cari general counsel, è venerdì. Si chiude la prima settimana di smart working. Sì, è vero, molti di voi lavoravano da casa già da qualche settimana, ma molti hanno lasciato la propria scrivania dopo l’inasprimento dei provvedimenti del governo di domenica e lunedì.
È così che non ci si incontra più, ma ci si parla al telefono, per chat e video. Non si va più in azienda, ma si lavora dal salotto. Niente più tailleur, ma ciabatte e vestiti comodi. Ma niente si è fermato. Girano sui social dei meme che dicono che in fondo bisogna solo starsene sul divano, ma in realtà nessuno nella business community legale se ne è rimasto a riposarsi sul divano. Al massimo qualcuno lo ha scelto come postazione di lavoro smart. È un comparto che la tecnologia è in grado di sorreggere. Grazie alle tecnologie, già a disposizione prima dello scoppio dell’emergenza coronavirus, riesce a tenere botta e rimanere “produttivo”, ed è una fortuna considerando cosa accade invece in altri settori. Gli inglesi direbbero “business as usual”.
Mi rendo conto che la situazione attorno a noi è drammatica e che è difficile prevedere quando potremo tornare alla normalità, ma forse concentrarci sugli insegnamenti positivi che questa crisi ci può lasciare ci aiuterà. Lo smart working sta funzionando.
Probabilmente, l’accelerazione del digitale sarà l’eredità positiva del coronavirus. Ma perché accada serve un grande cambio di mentalità: misurare i risultati invece che le ore che si passano in ufficio.