Protezione dei dati: secondo il 34% peggiorerà con l’AI
La possibile disinformazione generata dall’IA è un aspetto che preoccupa gli italiani in maniera diffusa (65%). Gli ambiti che potrebbero risentire maggiormente della disinformazione sono la sicurezza (false minacce/allarmi: 34%), seguita dall’economia (28%) e dalla politica (27%). È quanto emerge da una ricerca di Changes Unipol, elaborata da Ipsos, sul percepito e il vissuto degli italiani in merito all’Intelligenza Artificiale, dalla quale emerge inoltre che:
- Altre importanti misure auspicate dagli italiani per gestire gli impatti dell’IA
sulla disinformazione sono l’educazione e formazione dei cittadini (31%), lo
sviluppo di tecnologie per rilevare la disinformazione (31%) e la
responsabilizzazione delle piattaforme media nel monitorare e rimuovere
fake news (29%); - Oltre alla disinformazione, le preoccupazioni degli italiani sull’utilizzo dell’IA si
concentrano su:
– lavoro, con l’87% che ritiene ci sarà almeno uno svantaggio, in primis la
perdita di posti di lavoro (39%) e la chiusura delle imprese artigianali
(32%);
– protezione dei dati personali (che peggiorerà secondo il 34%);
– sicurezza digitale (che peggiorerà per il 32%);
– condizioni climatiche (che peggioreranno secondo il 28%). - Gli eventuali svantaggi dell’IA per il lavoro prevalgono nelle opinioni degli
italiani (l’87% ritiene ci sarà almeno uno svantaggio), tuttavia in molti (l’81%)
vedono anche potenziali vantaggi dell’IA (l’81% ritiene ce ne sarà almeno uno); - Secondo gli italiani l’IA porterà miglioramenti principalmente nella
digitalizzazione della pubblica amministrazione (52%), nel vivere esperienze
culturali (50%), nel fare shopping (48%), negli spostamenti e mobilità (46%),
nella precisione e velocità delle diagnosi mediche (46%); - Le generazioni più giovani mostrano una conoscenza più profonda dell’IA
rispetto a quelle più mature, e ne fanno un utilizzo maggiore (21%
Generazione Z vs 5% dei Boomer); - Il 45% degli italiani che l’ha sperimentata, valuta i risultati proposti dell’IA
molto utili, opinione che cresce tra i Millennials (55%).
L’Europarlamento ha approvato lo scorso 13 marzo il cosiddetto Ai Act, l’impianto di norme europee
sull’Intelligenza Artificiale. Un provvedimento auspicato, come emerge dalla nuova ricerca di
Changes Unipol elaborata da Ipsos e mirata ad indagare il rapporto tra gli italiani e l’IA.
Il 44% degli intervistati ritiene che l’implementazione di regolamenti e leggi severi sull’uso dell’IA sia
la soluzione più efficace per prevenire effetti negativi della nuova tecnologia, in particolare per
impedire l’eventuale disinformazione generata dal suo utilizzo improprio, un aspetto che preoccupa
gli italiani in maniera diffusa (65%).
I possibili effetti della disinformazione generata dall’IA
Gli ambiti che potrebbero risentire della disinformazione potenzialmente generata dall’IA sono la
sicurezza, ad esempio diffondendo false minacce o allarmi (34%), seguita dall’economia, attraverso
manipolazioni del mercato o delle tendenze economiche (28%), e dalla politica, influenzando il
risultato delle elezioni (27%). I timori sono diffusi anche per la salute, ovvero la diffusione di false
informazioni su malattie/trattamenti (24%) e per i diritti umani, con la pubblicazione di informazioni
che potrebbero incitare all’odio o alla discriminazione (23%).
Nonostante l’elevata preoccupazione, che tra i Baby Boomers (60-79 anni) arriva a riguardare una
quota di popolazione del 70%, è diffusa la percezione che sia possibile riconoscere le informazioni
reali da quelle generate dall’IA: il 38% ritiene che ciò avvenga “sempre o la maggior parte delle volte”
(nei Millennials, 29-43 anni, questo grado di fiducia raggiunge il 43%), il 32% “raramente” mentre
solo il 10% sostiene che non sia possibile distinguere.
Le misure per prevenire gli effetti negativi della nuova tecnologia informatica
In aggiunta all’introduzione di regolamenti e leggi severi sull’uso dell’IA, gli italiani ritengono che altre
misure efficaci possano essere l’educazione e formazione dei cittadini (31%), lo sviluppo di
tecnologie per rilevare la disinformazione (31%) e la responsabilizzazione delle piattaforme media
nel monitorare e rimuovere fake news (29%).
A livello generale, comunque, ben l’82% dei connazionali indica come necessaria l’introduzione di
almeno una misura di controllo sull’IA per contrastare il fenomeno della disinformazione.
L’esperienza d’uso degli italiani
Il 70% degli italiani ha una conoscenza almeno di base dell’Intelligenza Artificiale, sebbene soltanto il
12% dichiari di averne fatto uso, anche solo saltuario. Una percentuale, quella dell’utilizzo, che sale
fino al 21% nel caso della Generazione Z e tende poi a decrescere con l’età: i Millennials l’hanno usata nel 12% dei casi, la Generazione X nell’11%, mentre soltanto il 5% dei Baby Boomers ha avuto
occasione di provare l’IA.
L’utilizzo più frequente dell’IA risulta essere quello della creazione di contenuti testuali (nel 40% dei
casi), ma è consueto anche l’uso per attività personali o creative (34% dei casi), ricerca e studi
accademici (27%) e per l’automazione di compiti domestici (24%). Si ferma invece al 23% la quota di
chi ha indicato un uso in ambito lavorativo.
Circa la metà degli italiani (45%) che l’hanno sperimentata, valuta come “molto utili” i risultati
proposti dall’AI: un’opinione positiva che cresce in particolare tra i Millennials (55%). Se però si
estende l’analisi anche a coloro che hanno definito “abbastanza utili” gli esiti, la percentuale che
esprime soddisfazione per l’esperienza d’uso dell’AI sale all’88%.
IA tra fiducia e diffidenza
Due italiani su tre non hanno ancora un’opinione sul fatto che l’IA produca effetti positivi oppure
negativi, ma chi ha invece le idee chiare si divide a metà tra coloro che si dicono attratti e curiosi per
l’IA (il 18%) e chi è invece diffidente e preoccupato per le sue implicazioni (il 16%). Più in generale, il
59% dichiara di avere un grado di fiducia almeno sufficiente, in una scala da 1 a 10, per questa
tecnologia.
I più giovani della Generazione Z, tra 16 e 28 anni, esprimono un sentimento di attrazione più elevato
(nel 25% dei casi), mentre sono soprattutto i Baby Boomers, tra 60 e 79 anni, a non sapere scegliere
se per l’IA possano prevalere gli aspetti positivi o negativi (nel 51% dei casi).
Le preoccupazioni degli italiani sull’IA per il lavoro
Oltre alla disinformazione, le preoccupazioni degli italiani sull’utilizzo dell’IA si concentrano su alcuni
aspetti della vita, personali e collettivi, molto sentiti. Anzitutto sul lavoro, con l’87% degli intervistati
che ritiene ci sarà almeno uno svantaggio portato dall’introduzione dell’IA: in particolare, i timori si
riferiscono alla possibile perdita di posti di lavoro (39%), alla chiusura delle imprese artigianali (32%)
nonché a minori opportunità lavorative per i lavoratori con una bassa alfabetizzazione digitale
(30%).
A riconoscere almeno un possibile vantaggio per il mondo del lavoro sono comunque l’81% degli
italiani, che individuano effetti positivi soprattutto nella riduzione degli errori umani nei processi
lavorativi (32%), nella possibilità di accedere ampiamente a dati ed informazioni (28%), nella
semplificazione delle attività (27%) e nella riduzione del carico di lavoro (26%). Soltanto il 19%,
però, indica la creazione di nuovi lavori come un possibile plus.
La Generazione Z, più delle altre, trova positivi aspetti quali la semplificazione delle attività (34%) e
l’aumento della produttività (29%), mostrando invece di temere la minaccia per la creatività umana
(34%).
Il futuro dell’IA
Guardando ai prossimi 5 anni, gli italiani hanno le idee ben chiare su quali aspetti miglioreranno e
quali peggioreranno. Nel primo caso, a beneficiare dell’IA sarà soprattutto la digitalizzazione della
Pubblica Amministrazione (indicata nel 52% dei casi), seguita dalla possibilità di vivere esperienze
culturali (50%), fare shopping (48%), gestire i propri spostamenti e la mobilità (46%) e
dall’aumentata precisione e velocità delle diagnosi mediche (46%).
D’altro canto, i possibili impatti negativi vengono visti soprattutto nella protezione dei dati personali,
che peggiorerà secondo il 34%, nella sicurezza digitale, con il rischio cybercrime (32%), nella
comunicazione tra le persone (31%) e nella qualità dell’informazione dei media (30%). Da segnalare
inoltre che sul tema dell’ambiente prevalgono i pareri negativi: solo per il 26% l’IA aiuterà il clima,
mentre il 28% ritiene che l’effetto sarà peggiorativo.
Infine, secondo gli italiani, con l’IA le opportunità lavorative prevarranno sugli ostacoli per i giovani
(nel 42% dei casi) e per le persone con disabilità (34%), mentre c’è da aspettarsi più ostacoli che
opportunità per le persone con una bassa scolarizzazione (40%), per gli over 50 (36%) e per gli
immigrati (20%).