Polimi: Design Thinking si diffonde nelle aziende italiane
Il Design Thinking – approccio alternativo all’innovazione che integra capacità analitiche con attitudini creative, permettendo di risolvere problemi complessi (Creative Problem Solving), di realizzare e testare rapidamente prodotti o servizi (Sprint Execution), di coinvolgere più profondamente i dipendenti nei processi creativi (Creative Confidence) o di ridefinire la vision aziendale (Innovation of Meaning) – si diffonde in sempre più imprese italiane, con una vera e propria esplosione negli ambiti in cui la trasformazione digitale richiede nuove competenze e capacità per lo sviluppo della customer experience.
Lo rivela la ricerca dell’Osservatorio Design Thinking della School of Management del Politecnico di Milano.
In Italia sono stati individuati 282 “innovatori” che hanno adottato il Design Thinking, in particolare membri del board direttivo, esperti IT, addetti marketing e vendite e designer, appartenenti a 215 imprese di diversi settori, soprattutto finanza e assicurazioni, energia, informazione e comunicazione, pa. Il 56% di questi è costituito da utenti esperti che adottano la metodologia da più di un anno, la cui impresa investe in media 1,8 milioni di euro in innovazione e utilizzano il Design Thinking principalmente per progettare nuove esperienze per gli utenti, prevedere trend tecnologici e sviluppare piattaforme o ecosistemi di innovazione. Chi lo adotta da meno di un anno (con un investimento medio di 740 milioni di euro), lo impiega soprattutto per sviluppare nuovi prodotti o servizi, progettare esperienze utenti, promuovere nuovi valori, attitudini, comportamenti.
Nella consulenza si contano 291 progetti in Europa basati sul Design Thinking, sviluppati da società di consulenza strategica, agenzie digitali, studi di design e di sviluppo tecnologico. 128 di questi progetti sono stati avviati in Italia, dove è coinvolto mediamente il 48% dei dipendenti di ogni unità aziendale e il Design Thinking ha generato il 40% dei ricavi, soprattutto nei settori finanza, assicurazioni e manifattura. In Italia l’approccio che produce più ricavi nella consulenza basata su Design Thinking è il Creative Problem Solving (32%), seguito dal Creative Confidence (25%), dalla Sprint Execution (24%) e dall’Innovation of Meaning (15%).
La domanda di modelli alternativi di innovazione attira nuovi attori sul mercato. Sono 145 le startup a livello internazionale che offrono soluzioni a supporto dei processi di Design Thinking, per un totale di 1.033 milioni di dollari di finanziamenti raccolti, pari in media a 7,1 milioni a startup. Ma nessuna delle nuove imprese è italiana, per cui chi vuole fare meglio Design Thinking nel nostro Paese deve cercare all’estero potenziali partner o soluzioni di supporto.