Pmi, il ceo di CrescItalia: «Dal fintech risorse per oltre 4 miliardi»

di michela cannovale

Pmi: che Italia sarebbe senza? Facciamo due calcoli: secondo l’ultimo censimento Istat, nel 2019 erano attive nel Paese quasi 4,4 milioni di aziende non agricole, con 17,4 milioni di addetti. Oltre il 60% delle imprese veniva identificata come ditta individuale, con il titolare che era anche l’unico addetto, mentre un ulteriore 33% era composto da micro-imprese con 2-9 addetti – e questi due segmenti insieme contavano un totale 7,5 milioni di addetti. Le piccole imprese (quelle con un numero di addetti compreso tra i 10 e i 49) erano quasi 200mila. Le medie imprese con meno di 250 addetti, poi, occupavano il 65% del totale di addetti, generando quasi l’80% del valore aggiunto complessivo. Insomma, non stiamo parlando di quisquilie.

Eppure, nonostante queste imprese piccolissime e meno piccole rappresentino il reale tessuto economico dell’Italia, proprio a causa della loro dimensione faticano ad accedere al credito bancario. Allo stesso tempo, a causa della pandemia, è aumentato anche il numero di aziende che necessita di liquidità. In questo quadro è cresciuta la rilevanza delle piattaforme fintech. Tanto che, nel 2021, secondo il quarto rapporto sulla finanza alternativa per le pmi, questi nuovi partner finanziari hanno erogato finanziamenti per un valore complessivo di 4,23 miliardi di euro, rispetto ai 2,3 miliardi del 2020 e agli 1,4 miliardi del 2019. A beneficiarne sono state 2.987 imprese, contro le 676 del periodo pre-pandemia.

MAG ne ha parlato con Mattia Donadeo Spada (in foto), amministratore delegato di CrescItalia, advisor fintech che alle pmi offre soluzioni di breve e medio-lungo termine tipiche dei private markets (in particolare crediti commerciali e lending). L’azienda lavora anche con gli investitori istituzionali interessati a soluzioni di private debt, strutturando per loro soluzioni finanziarie personalizzate tramite fondi alternativi e cartolarizzazioni.

In una fase come quella attuale, caratterizzata da una forte incertezza sugli scenari economici futuri e nella quale sono ancora evidenti gli effetti di due anni di crisi profondissima, quali sono i limiti strutturali delle nostre pmi?

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un contesto normativo europeo sempre più stringente nei confronti del sistema bancario tradizionale (faccio riferimento all’introduzione dei criteri di Basilea II e Basilea III), che ha reso più oneroso per le banche in termini di assorbimento di capitale servire il segmento di clientela corporate rappresentato da pmi e microimprese. La conseguenza, sotto gli occhi di tutti, è stata una sempre minore erogazione di credito a favore di questi soggetti: secondo i dati di Confindustria e Cerved, la diffusione della pandemia ha interrotto la lenta ripresa delle pmi italiane che nel 2020 hanno visto calare i loro fatturati dell’8,6%. La diversa intensità degli impatti del Covid-19 riflette la profonda eterogeneità del nostro tessuto produttivo e le differenti esposizioni delle economie locali.

In questi mesi, inoltre, le imprese italiane stanno affrontando serie problematiche dovute a un susseguirsi di situazioni sociali, economiche e politiche molto complesse e inattese: dopo la pandemia è arrivata la guerra in Ucraina, poi la mancanza di materie prime e la crisi energetica, con un aumento esponenziale dei costi di bollette e trasporti.

Come possiamo immaginare, sulla base di quello che ha appena descritto, un possibile scenario futuro per queste imprese?

A causa di questa situazione, le imprese avranno sempre più sete di liquidità. Il rischio che si viene a generare è a catena: l’impresa si autofinanzia, ritardando i pagamenti ai fornitori e la stessa cosa fanno questi ultimi, favorendo dunque un circolo vizioso che può essere mitigato solo ricorrendo al credito.

Credito che, sempre più spesso, le imprese hanno ricercato nel settore fintech…

Soprattutto in questa fase, è fondamentale supportare le pmi dal punto di vista finanziario, garantendo loro l’aiuto necessario alla loro crescita. Tanti imprenditori, soprattutto i più lungimiranti e aperti alle novità, già si rivolgono alla finanza alternativa per far fronte a questa crisi di liquidità. Il fintech rappresenta per le imprese non solo un salvagente in un momento di scarsa liquidità, ma anche un’opportunità di crescita.

Possiamo dire che il fintech, perlomeno in questo momento, è per le pmi un canale vantaggioso rispetto a quello bancario? Il fintech è un sistema complementare a quello bancocentrico e offre soluzioni di finanziamento i cui vantaggi sono principalmente tre: processi snelli, veloci e trasparenti per le pmi grazie all’intelligenza artificiale; accesso alla liquidità in tempi rapidi; possibilità di…

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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