Parcelle legali: l’AI generativa non porta i ribassi sperati

I giuristi in house che sperano nell’adozione dell’intelligenza artificiale generativa come strumento per ridurre le parcelle degli studi legali dovranno rivedere le proprie aspettative secondo il report “2025 Generative AI in Professional Services” del Thomson Reuters Institute pubblicato lo scorso 15 aprile.

Il 53% degli studi legali intervistati, infatti, prevede di mantenere invariate le proprie tariffe nonostante l’adozione di strumenti di IA generativa, mentre il 20% si aspetta addirittura un incremento e solo il 7% prevede una diminuzione.

Come si legge su LAW, Steven Assie, general manager di Thomson Reuters, ha spiegato che la maggiore produttività combinata con le spese di implementazione dell’IA li rende poco propensi a ridurre le tariffe: “Se in passato un avvocato impiegava 10 ore per completare un incarico legale, e ora ne impiega 6 o 7, ha di fatto aggiunto più valore per ogni unità di tempo”.

Non tutte le notizie sono negative per i general counsel: il 42% degli studi prevede di assorbire il costo degli strumenti di IA come spese generali, mentre solo l’11% intende trasferire questi costi ai clienti.

Parte dell’esitazione nel modificare le tariffe deriva dalla difficoltà di valutare il ritorno sull’investimento. Il 51% degli studi legali ha dichiarato di non misurare il ROI degli strumenti di IA generativa, con un ulteriore 21% che non sa se il proprio studio lo stia facendo.

Il rapporto ha rilevato un aumento della percentuale di avvocati che già utilizzano l’IA generativa dal 14% al 26% rispetto all’anno precedente, un incremento che lascia comunque ampio margine di crescita per il futuro (ne abbiamo parlato in quest’altro articolo).

michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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