Nel panel preferenziale di studi entra solo chi è sostenibile

BP ha ridotto il numero di studi legali del panel preferenziale selezionando 26 law firm a seguito di una gara che ha valutato la diversità e l’inclusione dei candidati e l’impegno in ambito “transizione energetica”.

Il gigante petrolifero si avvarrà a livello mondiale solo di sei studi: Freshfields Bruckhaus Deringer, Linklaters, Norton Rose Fulbright, Herbert Smith Freehills, Sullivan & Crowell e Arnold & Porter. Le altre 20 firm saranno invece utilizzate nei singoli Paesi in cui il gruppo opera.

La scelta di ridurre il numero dei consulenti esterni a cui rivolgersi è legata, spiega BP, alla volontà di “creare valore attraverso relazioni più strette e strategiche e allo sforzo continuo di consolidare la spesa esterna”. I criteri di selezione, però, oltre che sulle tariffe, sono stati incentrati sull’impegno in ambito D&I e verso la transizione energetica.

Ad aver selezionato gli studi del panel in base a questi principi sono state quest’anno anche altre grandi multinazionali, tra cui Vodafone e Nokia.

Sulla sostenibilità si fa sul serio. Un numero crescente di direzioni affari legali inserisce tra i criteri di selezione dei consulenti esterni anche l’impegno concreto che quest’ultimi dimostrano di avere sul fronte ESG. Rimanere competitivi sul mercato, per gli studi d’affari, significa dunque anche investire nella trasformazione che li porterà a essere più sostenibili.

ilaria.iaquinta@lcpublishinggroup.it

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